Il fronte delle Fondazioni bancarie, azioniste di Cassa Depositi e Prestiti, rischia di sfaldarsi. La prima a chiamarsi potrebbe essere Cariverona: dall’ente nei giorni scorsi è partita la lettera di recesso con cui, di fatto, si dichiara la volontà di uscire dal capitale della Cassa, di cui la Fondazione è azionista con una quota del 2,57%.
Lo scrive oggi Il Sole 24 Ore secondo cui l’ente veronese sarebbe stato il primo a esprimere formalmente l’intenzione di recedere dall’investimento.
Ma tra le 65 Fondazioni che nel 2003 avevano sottoscritto il 30% del capitale sociale della Cassa le perplessità sono diffuse: in particolare, sembra pesare negativamente l’iter per la definizione dei tempi e delle modalità con cui gli enti dovrebbero convertire le loro azioni privilegiate in ordinarie, e soprattutto l’ammontare del prezzo che difficilmente scenderà al di sotto del miliardo.
Tra le fondazioni più fredde ci sarebbero anche Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt.
D’altronde il tentativo in Parlamento, ad opera in particolare del senatore Cinzia Bonfrisco (Pdl) per far passare un emendamento che tendeva a far pagare meno le Fondazioni il prezzo di conversione delle azioni privilegiate in ordinarie va a rilento.