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Renzi e Madia, ansia da prestazione o incompetenza?

Nel leggere le cronache di oggi, dalle dichiarazioni della ministro Madia, ai messaggi sui social del premier nel merito della riforma delle Province, mi sovviene un’analogia con un episodio personale di vita professionale.

Una decina di anni fa, decisi di affidare la responsabilità di una valutazione aziendale ad un giovane collaboratore, allora da poco arrivato a far parte del nostro gruppo. Ricordo lo stupore misto a meraviglia quando annunciai l’iniziativa agli altri membri dello staff milanese, ed in particolare le riserve sollevate confidenzialmente da una assistente che mi supporta e sopporta da molti anni. Ma tant’è, spinto dalla curiosità e dal desiderio di capire se il ragazzotto rampante, pronto nel prendere la parola e così prodigo di suggerimenti che avevo notato nelle altre precedenti occasioni, avesse poi le stesse brillanti caratteristiche anche in una (per lui) nuova condizione di tensione naturale che solo la pressione della responsabilità diretta ed il ruolo di leader di un gruppo di lavoro comporta, mi fecero decidere in tal senso. Per amor di verità, ricordo che nella fattispecie si trattava di una azienda manifatturiera di piccole dimensioni, i cui volumi d’affari ed i numeri da bilancio non lasciavano presagire eventuali investimenti tali da togliermi la serenità: confesso che tutto ciò influenzò la decisione.

Passarono alcune settimane di quel processo che è definito come due diligence – ovvero analisi e verifiche – e venne il giorno in cui il giovane fu chiamato a presentare il lavoro svolto, le sue valutazioni sulla bontà o meno del nostro intervento ed il piano industriale, in sintesi “vendermi” la sua professionalità indicandomi se l’investimento necessario per realizzarlo fosse o meno remunerativamente conveniente da farsi.

Preparò una brillante e scenografica presentazione, con grafici e diapositive sulle proiezioni degli esercizi successivi, specificando i fattori competitivi, i punti di forza e di debolezza dei concorrenti dell’azienda, posizionamento sul mercato, penetrazione a livello internazionale, costi e benefici della strategia di marketing e commerciale discussa con la parte venditrice. Indubbiamente una bella confezione, però mi fu subito evidente che aveva trascurato un particolare non di poco conto per chi avrebbe poi dovuto prendere la decisione finale di mettere mano al portafoglio, guarda caso il sottoscritto. Quale? Senza entrare in dettagli tecnici per i soli addetti ai lavori, banalmente non erano indicate le modalità con le quali l’azienda avrebbe poi ripagato l’investitore, quindi aveva trascurato l’aspetto che semplicemente più interessava al suo datore di lavoro. Rimase di stucco.

Ansia da prestazione o incompetenza? Gli eventi successivi dimostrarono la prima delle due opzioni ed oggi quel giovane è il mio alter ego a Londra, con reciproca soddisfazione. Curiosa combinazione, si chiama Matteo, omonimo del nostro attuale rampante capo del governo: ma in questo caso, trascorse alcune settimane dal suo ingresso con effetti speciali a Palazzo Chigi, spero di sbagliarmi nel credere sempre più che il futuro ci riservi la seconda alternativa e, data la posta in gioco, purtroppo non c’è molto da star sereni.



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