Abbiamo inviato nei giorni scorsi al direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, una mail con cui evidenziavamo il nostro stupore per l’assordante silenzio del quotidiano dei cattolici sul caso della DC e del suo XIX Congresso tenutosi a Roma il 10 e 11 Novembre scorsi.
Scrivevamo, tra l’altro,: “C’è una sentenza della Cassazione che dichiara senza alcun’altra possibilità di replica che il partito più importante della storia repubblicana italiana, la Democrazia Cristiana, non è mai stato sciolto giuridicamente e che gli unici eredi legittimi sono gli iscritti DC del 1992 ai quali fu impedito di pronunciarsi sul futuro dello stesso, ma questa notizia sembra non interessare ad alcuno. Passi per i quotidiani ideologicamente contrari a qualsiasi movimento, gruppo, partito riconducibile ai valori del cattolicesimo democratico e cristiano sociale, ma che il giornale dei cattolici italiani non abbia sentito il dovere di inviare un giornalista a seguire il congresso e non abbia dedicato un trafiletto, almeno la notizia che si celebrava il XIX Congresso e nemmeno che all’unanimità gli unici legittimi eredi della DC hanno deciso di continuare a far vivere la
Democrazia cristiana con Gianni Fontana confermato segretario nazionale con oltre il 95,5 % dei voti, sembra incredibile. “ Nessuna risposta sino a oggi, mentre quotidianamente il giornale dei vescovi italiani sforna paginate intere dedicate al duo Montezemolo-Riccardi, “il duo Fasano” della politica italiana, impegnato a interpretare in falsetto la nuova canzone laico-cattolica con il soccorso dello spaesato Olivero e di quel gran furbacchione di Bonanni.
E’ ben nota, reciprocamente condivisa, la mia idiosincrasia per la pasionaria di Sinalunga, fattore decisivo della triste fine politica della DC veneta e italiana, ma stavolta non posso che essere d’accordo con Rosy Bindi con la sua affermazione circa l’impossibilità di ricostruire in vitro una nuova DC. Non solo perché “il duo Fasano” catto-liberista non è lontanamente paragonabile ai padri fondatori del partito scudocrociato, ma, soprattutto, per la circostanza che, piaccia oppure no a lor signori, preti e cardinali compresi, la DC non è mai stata sciolta, esiste e vive in mezzo a noi. Alla faccia di quei catto – liberisti di “ Avvenire” al servizio di incomprensibili strategie ispirate dai soliti ambienti massonici e dalla compagnia dei Bilderberg.
Povero Riccardi catapultato dalla sua Sant’Egidio, via Todi, allo scranno ministeriale e autoproclamatosi interprete ufficiale del cattolicesimo politico italiano al servizio del professor Monti. Una strana parabola quella del barbuto professore: dalla difesa degli ultimi a reggicoda degli pseudo potenti del capitalismo italiano.
Grande è la confusione all’interno della CEI di cui “Avvenire” è o dovrebbe essere interprete fedele. Non sembra ancora chiara la strategia da assumere, dopo la lunga stagione ruiniana della Chiesa schierata a tutto campo, senza mediazioni partitiche, nella difesa privilegiata dei “valori non negoziabili”. Quei valori non negoziabili che non stanno nel manifesto di Italia Futura, volutamente canta il duo Montezemolo-Riccardi, perché così lo stesso è più condiviso e inclusivo. Una sorta di Patto Gentiloni del XXI secolo, stavolta con diritto di rappresentanza a sovranità limitata.
No, non è e non può essere la nostra collocazione, quella di noi DC eredi di Sturzo, De Gasperi, Fanfani, Moro e Donat Cattin. Siamo poveri e senza potere, come “medici scalzi” che hanno chiesto scusa agli italiani per gli errori commessi al tramonto della Prima Repubblica, ma restiamo saldamente ancorati ai nostri valori e ai principi ispiratori democratico cristiani. Il nostro orizzonte resta quello di concorrere alla costruzione da democratici cristiani della sezione italiana del Partito Popolare europeo.
Ci auguriamo che molti dei cattolici italiani possano ritrovare, nel programma che intendiamo costruire insieme a tutti i cittadini e nei nostri comportamenti, le ragioni di un consenso che, anche se non potesse esprimersi nelle imminenti elezioni politiche, non mancherà, allorché, come andiamo sostenendo da tempo, si dovrà eleggere la prossima assemblea costituente, nella quale ci saremo sicuramente con la nostra cultura, i nostri valori e una rinnovata classe dirigente, sotto le insegne dello scudo crociato.