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Perché Merkel e Weidmann aprono la Bce al Quantitative easing

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi

Jens Weidmann non è soltanto il numero uno della Bundesbank. Per anni è stato il consigliere economico più fidato della Cancelliera. Il suo legame con Angela Merkel è uno dei punti fermi della politica tedesca, quindi quando Weidmann parla difficilmente lo fa a titolo personale o per far fare qualche titolo ai giornali.

La scorsa settimana ha fatto una concessione alla politica monetaria della Bce che significa moltissimo per la gestione del ciclo dell’eurozona. Il numero uno della Buba si è detto favorevole all’ipotesi che la Banca centrale europea possa aprirsi al Quantitative easing, cioè a politiche non convenzionali di acquisto di titoli per accrescere la massa monetaria. In particolare, Weidmann non ha escluso la possibilità che la Bce compri titoli direttamente dalle banche commerciali o da altre istituzioni finanziarie.

CAMBIO DI ROTTA

Perché Berlino e la Bundesbank hanno cambiato opinione su un argomento che finora, per tutti i cinque lunghi anni della crisi dell’eurozona, era stato considerato come un dogma? La Bce è rimasta l’unica delle grandi banche centrali del mondo non attiva in materia di Quantitative easing, soprattutto dopo la decisione della Bank of Japan. E, conseguentemente, l’euro è la valuta più esposta alla tendenza all’apprezzamento. Ma ora il contesto si è fatto critico anche per la bilancia commerciale tedesca e per gli equilibri europei.

LA SCONFITTA DI HOLLANDE

La sconfitta del presidente francese, François Hollande, e l’avanzata dei partiti più nazionalisti nelle elezioni municipali in Francia e in Olanda hanno suonato come un campanello di allarme per la pax europea. L’ortodossia tedesca può trasformarsi in un facile argomento da campagna elettorale nelle imminenti elezioni europee e dischiudere percentuali di consenso per i partiti antieuropeisti impensabili solo qualche anno fa.

PERICOLO DEFLAZIONE

A questo pericolo, si aggiunge quello della deflazione. Lo scorso mese ben tre Lander tedeschi hanno registrato un andamento negativo dei prezzi e la stessa Spagna ha accusato un calo dello 0,2% dell’inflazione mensile. Significa che la domanda interna europea rimane troppo debole. Infine, il supereuro finora forte con il dollaro e lo yen e adesso molto rivalutato anche verso il rublo e, soprattutto, lo yuan cinese. Tutti i più importanti mercati di esportazione tedeschi registrano un deprezzamento delle monete locali verso l’euro. Troppi fronti negativi aperti contestualmente perché Berlino e le istituzioni tedesche possano restare inamovibili sulla loro linea del Piave. Meglio concedere qualcosa alla Bce per favorire la ripresa del credito e migliorare le aspettative dei consumatori della moneta unica. Del resto, se l’euro è vissuto come una valuta che fa perdere benessere, allora non c’è leadership che possa evitare lo sbarco in massa di parlamentari antieuro a Strasburgo.

Leggi l’articolo su Italia Oggi

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