E’ veloce, detta ai tempi ai giornalisti durante le interviste e conferenze stampa, sorride, gesticola ed ammicca, un po’ ruffiano e un po’ arrogante, lascia sempre intendere di avere poco tempo per via delle mille faccende di cui è chiamato ad occuparsi. Avvisa il popolo dei social che si sveglia all’alba, inizia presto e (forse) pulisce pure il wc di Palazzo Chigi.
Nel giro di pochi giorni, Matteo il Conquistatore incontra i grandi della Terra, incassa consensi presunti o reali a destra e sinistra, a volte è spavaldo, in alcuni casi impacciato oppure appare timido in adorazione come nel caso del suo “mito” Obama. Insomma, niente di nuovo: è il Matteo Renzi che ha studiato il Cavaliere, che piace, suscita aspettative e speranze, probabilmente anche perché pare sia diffusa la sensazione che la sola alternativa a quello che alcuni considerano un male – il suo governo – sia il peggio, almeno in questa contingente fase della vita repubblicana.
La parola d’ordine è correre, soprattutto trasmettere all’opinione pubblica l’idea di un premier e di una compagine di governo dinamica, iper attivista e concentrata h24 sul pezzo, sulle riforme. Poco importa se poi quel “pezzo” in molti faticano a vederlo, a comprenderne le modalità concrete con le quali possa essere possibile plasmarlo. Scadenze a ritmo serrato, sbandierate con slides ed una certa informalità confidenziale con i suoi ministri, seduto a fianco della giovane Boschi che mi ricorda la prima della classe dei tempi del liceo, quella che quando bigiavi la lezione, spifferava al professore di greco di averti visto l’ora prima al bar della scuola intento a giocare a biliardo.. e poi si giustificava dicendoti che lo aveva fatto per il tuo bene. Tuttavia, voi mettere con le soporifere conferenze stampa dell’austero prof. Monti o quelle dell’esangue Enrico Letta? Altro ritmo, altro gioco, spettacolare e divertente.
Annunci a go go e poco spazio alle critiche, ai sermoni dei professoroni ed alle istanze delle associazioni di categoria. Rodotà preannuncia una deriva autoritaria? La Camusso e Squinzi si lagnano? Ovvio che, per ragioni di opportunità, il premier non si azzardi a rispondere loro con un liberatorio “E chi se ne frega”, ma in quel “ce ne faremo una ragione” c’è tutto un invito peraltro malcelato ad andare a quel paese.
Mi piace questo decisionismo renziano e, credo, sia probabile che un giornalista di peso, attento ed esperto come Giuliano Ferrara abbia giustamente visto nel toscano l’erede naturale della storia politica di Craxi e Berlusconi proprio per questo suo atteggiamento. In effetti, i presupposti personali, caratteriali, scenici e carismatici ci sono tutti per ambire ad una simile, importante e diciamolo pure prestigiosa eredità. Manca però il partito e, nonostante primarie, segreterie e direzioni nazionali, le scorie radioattive di tafazzismo conservatore e di apparato non si eliminano in pochi mesi. Infine, a parte ogni valutazione di merito sulle dichiarazioni del Presidente del Senato che mi porterebbero dritto dritto ad una accusa di vilipendio, è un fatto che in Parlamento i numeri del Matteo presidente sono quelli che sono, risicati e umorali.
E’ la principale riserva sul futuro del premier. A meno che, al di la delle attuali contingenti convenienze e giochi di parte, quando ai primi lampi di queste settimane seguirà la tempesta, il politico Matteo Renzi non scopra qualcuno che in passato ha lasciato intendere di essere disponibile a fornirgli l’ombrello ed oggi sarebbe anche probabilmente felice di accoglierlo in casa, ripararlo dalla pioggia, consegnargli le chiavi della macchina e ripartire insieme, facendolo pure guidare in un clima da “profonda intesa”. Superata la bufera delle elezioni europee, vedremo che accadrà …
E’ quest’ultima solo una fantasia, una follia magari poco lucida? Forse, ma del resto chi lo potrebbe affermare se non i diretti interessati? Nella vita, come in politica, la memoria è corta e la prima regola, soprattutto quando c’è di mezzo un certo Cavaliere, è sempre quella del “mai dire mai”.