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Lavorare sulla priorità lavoro

Commento pubblicato oggi su Brescia Oggi

La disoccupazione ha fatto tredici, tredici per cento di persone senza lavoro. E’ il dato di febbraio, ma non accadeva da quasi quarant’anni che quattro giovani su dieci fossero a spasso, e non per diletto. “Sconvolgente”, ha commentato Matteo Renzi senza esagerare, perché nella realtà la situazione è ancor più grave dei numeri nudi e crudi che pur la fotografano. In epoca di rottamazione e con il presidente del Consiglio più giovane dell’intera storia nazionale succede che una generazione di ragazze e ragazzi sia sulle spalle dei padri e dei nonni. Succede l’innaturale per il ciclo stesso della vita, il mai accaduto neanche dopo le due guerre mondiali: sempre sono stati e sono gli adulti che prima accompagno con discrezione e poi assistono da lontano alla crescita dei loro figli. Come quei marinai che si abbracciano e salutano nel porto quando la bottiglia s’infrange contro la prua della nuova imbarcazione: “E la nave va”.

IL BINOMIO MATURITA’-LAVORO

Maturità e lavoro sono un binomio inscindibile che apre le porte all’indipendenza dei singoli. Che rende concreta la possibilità di costituire un’altra famiglia oltre a quella propria d’origine. Che alimenta il sogno di realizzare almeno un po’ le aspirazioni di studi e sacrifici per anni. Tutto inutile e bruciato, se al momento di tirare le prime somme, i giovani scoprono che l’indipendenza, la nuova famiglia e i sogni, cioè il lavoro, non c’è. Con l’ulteriore smacco per molti cinquantenni che prima c’era, quel lavoro perso all’improvviso. Il dolore nel dolore, perché alla mancanza di speranza subentra la disillusione, all’incoraggiamento verso i figli (“vedrai, prima o poi ce la farai”), il non saper più neanche che cosa raccontare in famiglia. Troppi suicidi di imprenditori e lavoratori hanno già dato il segno di quanto sia drammatico il fenomeno sociale rilevato dall’Istat, ma vissuto da ben oltre i tre milioni e trecentomila cittadini disoccupati. Bisogna aggiungervi l’esercito di padri, di nonni, di zii e zie che aiutano i familiari, e che perciò condividono l’angoscia. Offrendo quel che possono: un tetto, un pasto, soldi dalle loro mai ricche pensioni.

LA DIMENSIONE EUROPEA DELLA DISOCCUPAZIONE

Ormai la disoccupazione ha una dimensione europea. Ma da noi ha un peso maggiore, perché colpisce la terza società più industrializzata del continente. E allora la politica non ha bisogno di capire quale sia la priorità delle priorità. Essa si chiama lavoro ed è l’unica riforma che non preveda tempi lunghi. Lavoro oggi e subito. Il governo e le opposizioni sono chiamati al dovere nazionale: il diritto dei nostri figli e nipoti a salpare verso il futuro.

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