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Così Berlino e Bruxelles snobbano le richieste della Francia sul deficit

Grazie all’autorizzazione di Class Editori e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito sul quotidiano MF diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il nuovo governo francese, guidato da Manuel Valls, non si azzardi a chiedere di rinviare un’altra volta il raggiungimento dell’obiettivo del 3% del rapporto deficit/pil. Al termine dell’Ecofin informale ad Atene, ieri il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha fatto eco al commissario agli Affari economici dell’Ue, Olli Rehn, ricordando a sua volta che Parigi «sa di avere già ottenuto due rinvii» sui tempi per il conseguimento degli obiettivi di bilancio di medio termine.

L’OPINIONE DELLA BUNDESBANK

Mentre il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha rilevato come «le regole che ci siamo dati durante la crisi formano un quadro molto complesso, che è cruciale per il funzionamento e la stabilità dell’Unione». Proprio per questo ha chiesto che «la Commissione abbia un’interpretazione rigorosa del suo potere discrezionale», mentre la Francia «deve essere consapevole della sua responsabilità nel funzionamento di questo quadro regolamentare». Parigi rischia di rimanere isolata: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto che all’Eurogruppo «non ho visto un asse Italia-Francia, ci sono molti Paesi che devono aggiustare i conti, noi non siamo in procedura, altri sì, e noi difenderemo i risultati di bilancio acquisiti e andremo avanti con le riforme per la crescita e il lavoro».

ITALIA E FRANCIA

Escludendo il rapporto debito pubblico/pil, infatti, i conti dell’Italia sono decisamente più solidi di quelli della Francia. Nel 2013 il rapporto deficit/pil si è attestato in Italia al 3%, rispettando così i parametri europei, mentre in Francia è stato del 4,3%. L’estate scorsa la Commissione Ue ha concesso a Parigi un rinvio di due anni, al 2015, per raggiungere l’obiettivo del 3%. Il nuovo governo francese, appena insediato, non ha ancora fatto in tempo a mettere la questione sul tappeto, ma tutti pensano che le parole pronunciate lunedì scorso in televisione dal presidente François Hollande (Valls deve «convincere l’Europa che il contributo della Francia alla competitività e alla crescita deve essere tenuto in conto nel quadro del rispetto degli impegni» assunti) siano il prologo di una nuova richiesta di rinvio. L’ultimo dato sul pil, relativo al quarto trimestre dell’anno scorso, ha indicato una crescita fiacca, dello 0,8% su base annua, mentre a febbraio la disoccupazione è salita al 10,4%.

ECONOMIA SOCIALISTA

Hollande ha affidato il ministero dell’Economia ad Arnaud Montebourg, esponente della sinistra socialista, nemico del rigore e portabandiera del patriottismo economico e dell’interventismo pubblico. Le Finanze sono invece andate a uno dei più stretti collaboratori di Hollande, Michel Sapin, che ha ricoperto lo stesso incarico all’inizio degli anni 90 quando l’inquilino dell’Eliseo era François Mitterrand. Sarà Sapin a partecipare all’Eurogruppo e all’Ecofin, dove dovrà vedersela a tu per tu con i fautori del rigore, dalla Commissione Ue alla Germania. Ma con Berlino che non è intenzionata a fare sconti e Roma che si sente ormai fra i primi della classe la strada di Sapin è tutta in salita.


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