Brusco risveglio per la vecchia Europa. Non ci voleva molto a capire che sarebbe stato meglio ascoltare l’invito di Giovanni Paolo II all’inizio del secolo, cioè di considerare l’Europa con i due polmoni, quella implorazione a vivere finalmente usando entrambi gli occhi invece di rimanere “polifemici” e considerarsi il centro del mondo. Ovviamente nessuno lo ascoltò e ora la storia si ripresenta con gli interessi. La Bosnia in subbuglio, nonostante le stime di crescita, è in piena crisi politica oltreché sociale. Gli accordi di Dyton non resistono al passare del tempo, sono irrealistici e fondati sulla sabbia.
Tanto è vero che anche sull’eccidio si Sebrenica emerge sempre più forte la verità, quella che tutti sapevano da decenni, cioè che l’ONU e i suoi soldati olandesi hanno permesso l’eccidio dei musulmani. Ne risponderanno davanti al tribunale, non solo quello della coscienza, ma anche quello dell’Aja.
Lo stesso sarà per la Francia, accusata dopo anni di indagini accurate, dai governi di Rwanda e Burundi, di aver progettato con dovizia il genocidio. La storia torna sempre con gli interessi, un poco come la nostra vita, sia nel bene sia nel male.
In questi stessi giorni, di grande e perpetrata confusione sull’Ucraina, mentre la Signora Ashton è impegnata a farsi ritrarre tra i leader degli estremisti di destra nazi-fascista a Kiev, molti funzionari europei e la stessa OSCE accusano il governo legittimo d’Ungheria di “esser stato avvantaggiato” nelle elezioni politiche. Questa sarebbe la causa del bis di Viktor Orban, per due mandati maggioranza assoluta e senza estremisti di destra, in Parlamento.
Direi che quando è troppo, è troppo. Senza scadere in populismi, forse è il tempo di un radicale esame di coscienza per i Paesi della vecchia Europa e soprattutto da parte della Unione è indispensabile un grande gesto di disponibilità: o cambiano personaggi improbabili e linguaggi imbarazzanti in tempo per le elezioni europee oppure, per salvare le cadreghe di qualcuno, salterà in aria il futuro di tutti.