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La fretta di Renzi e l’economia della carta

“Cambia il modo in cui guardi le cose e le cose che guardi cambieranno”
Wayne Dyer

Ci vuole un po’ a orientarsi nei ponderosi volumi – anzi, file – che compongono il DEF appena approvato dal Governo e che includono anche l’aggiornamento sul Piano Nazionale delle Riforme. Con la giusta pazienza, però, si trovano molte misure interessanti, sull’importanza e l’urgenza delle quali, peraltro, CONFASSOCIAZIONI insiste da tempo.

È il caso, ad esempio, della voce “Open data, digitalizzazione e semplificazione”, un’azione che il programma di Renzi mette in programma già a partire dal prossimo mese di maggio e che prevede, tra le altre cose, la migrazione della PA sulla rete anche con la realizzazione della nuova anagrafe dei cittadini, dell’identità digitale e le norme per la fatturazione elettronica.

Credo si tratti di misure di cui si è giustamente enfatizzata l’urgenza, certe lentezze della Pubblica Amministrazione non sono più tollerabili. Ma forse è possibile spingersi ancora più in là, osare ancora di più e immaginare, ad esempio, una PA totalmente paperless.

Perché prendersela con la carta? Perché costa, costa tanto, anzi tantissimo, in termini strettamente economici e in termini di tempi e quindi di efficienza. Senza dimenticare gli impatti ecologici ed ambientali. Si fa fatica a crederlo, ma mettendo insieme una compiuta dematerializzazione e la fatturazione elettronica si potrebbero ottenere risparmi per poco meno di 50 miliardi l’anno. Cinquanta miliardi, qualcosa come il 3% del Pil.

Fantasie? Proprio no. Secondo le stime del Politecnico di Milano, la sola fatturazione elettronica porterebbe risparmi secchi per 1,6 miliardi, cui si aggiungono tra i 4,4 e i 6,7 miliardi che oggi si pagano per interessi causati da lentezza e inefficienza delle procedure.

Ancora, 4 miliardi sarebbero risparmiati solo per gli approvvigionamenti, 24 per l’eliminazione di quei “costi di relazione” tra PA e imprese, grazie a uno snellimento della burocrazia, altri 15 per l’aumento di produttività del personale.

Sono cifre enormi: magari non sarà possibile conseguire i massimi risparmi possibili e si tratta comunque di numeri che devono essere accompagnati da investimenti e formazione. Ma se vogliamo davvero rivoluzionare l’amministrazione pubblica, renderla più efficiente, meno costosa e maggiormente vicina a cittadini e imprese, dobbiamo partire proprio da quegli sprechi che mai come oggi appaiono del tutto insopportabili. Come la carta.

Non si può progettare il futuro continuando a usare gli strumenti del passato.


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