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Caro Renzi, il tempo dei giochini mediatici quando finisce?

Articolo pubblicato da L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi

Da tempo i muri dell’ideologia si sono sgretolati. “Ma che cos’è la destra, cos’è la sinistra?”, cantava Giorgio Gaber anni fa. Stare di qua o di là spesso è diventato un esercizio di puro trasformismo.

LE ACCUSE DEL PREMIER
Eppure, quando un leader di sinistra vuole criticare la politica degli avversari, ancora oggi impiega l’invettiva magica: “Politica di destra”.
Non poteva essere più dura, dunque, l’accusa che il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha appena rivolto alla sua stessa parte: “La sinistra che non cambia, diventa destra”. Dar dei conservatori ai progressisti, e per bocca del presidente del Consiglio: l’inedito nell’Italia del Gattopardo, dove ogni tentativo di riforma del lavoro, di rinnovamento istituzionale, di sussulto etico per la casta (il famoso “dare l’esempio”), ha prodotto il nulla. Ma in compenso ha riempito le pagine dei giornali e le antologie dei costituzionalisti.

LA FORZA DEL COMUNICATORE
Tuttavia, la forza della parola, anche quella di Renzi il comunicatore, non basta più nell’epoca in cui un elettore su quattro ha deciso di caricare a testa bassa il Palazzo affidandosi a Beppe Grillo. Non per caso diventato, quest’ultimo, “il nemico principale” del giovane premier, che cerca invece di proporsi come l’innovatore “concreto” al di là degli schieramenti. Trovando vecchie e nuove resistenze ovunque, come testimonia la mobilitazione della minoranza nel Pd che aspira a “diventare maggioranza”, secondo altre e non meno significative parole di Massimo D’Alema: rieccolo.

IL BIVIO DI RENZI
E allora il giovane Matteo si trova al bivio. Al bivio tra annunci di cambiamento e capacità pratica di rimettere l’Italia in cammino. Al bivio tra la fiducia dei cittadini ancora in luna di miele con lui (ma prima o poi il miele finisce persino sulla luna) e il sospetto dei partiti che tutto vogliono cambiare, ma solo per lasciare le cose come stanno. Al bivio, il presidente del Consiglio, tra un’Europa che s’aspetta una svolta dalla politica italiana e una politica italiana che non può ignorare il grido di dolore dei suoi cittadini per questa crisi infinita, per una disoccupazione inimmaginabile: ma vera.

LA SINTONIA CON GLI ITALIANI
La contesa non è più fra destra e sinistra, come conferma lo scossone di Renzi che scompagina ogni credenza. La sfida è tra chi vuole cogliere l’onda lunga degli italiani, che non sopportano più l’immobilismo a tutti i livelli e chiunque lo incarni, e chi spera di “salvare il salvabile”, magari cambiando un pochino, però non troppo. Né troppo in fretta. Ma il tempo dei giochini è finito. Anche per Renzi, chiamato a risolvere i problemi e non più a dirci che li risolverà.

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