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Perché Berlusconi tra gli anziani è una bella notizia

Articolo pubblicato da L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi.

La notizia ha fatto il giro del mondo. Ma per capire l’”effetto che fa” tra noi, in casa Italia, forse bisogna citare le parole degli avvocati di Silvio Berlusconi. Hanno definito “equilibrata e soddisfacente” la scelta del Tribunale di Sorveglianza di Milano, che per un anno ha affidato il leader di Forza Italia a un centro milanese di servizi sociali: quattro ore alla settimana per dare una mano ad anziani e disabili. A conti fatti, sette giorni effettivi di impegno in esecuzione della condanna definitiva per frode fiscale.

Una decisione civile. Anche troppo, secondo i critici. “I normali cittadini vanno in prigione per molto meno”, ha subito rilevato Massimo D’Alema. E’ chiaro che il cittadino Berlusconi per l’età che ha (quasi settantotto anni) e per il ruolo politico che ricopre -oltre che per il risarcimento dei danni già pagato allo Stato, come hanno spiegato i magistrati-, ha potuto usufruire di un trattamento migliore rispetto a quello alternativo degli arresti domiciliari. Tant’è che potrà dedicarsi alla campagna elettorale europea e anche spostarsi a Roma.

Ma contrariamente a quel che potrebbe sembrare, l’attivismo probabile (anche se limitato nei tempi e nei luoghi) di Berlusconi, finirà per disinnescare la mina di tutti gli appuntamenti elettorali negli ultimi vent’anni: nessuno potrà dire che i giudici “ce l’hanno” con l’ex presidente del Consiglio. Né lui vorrà attaccare la magistratura a testa bassa, perché altrimenti rischierebbe di perdere i benefici di legge appena accordati. Almeno per le europee il tema della giustizia potrà rimanere sul terreno, più utile per gli italiani, del che fare perché la giustizia penale e civile funzioni con equità e rapidità.

Un dibattito inconcludente, e sempre più complicato dalla moltiplicazione dei cavilli e dall’introduzione di garanzie a senso unico (sempre pro-imputato e mai a favore delle vittime dei reati) che, negli anni, hanno reso difficile per molti “credere” nella giustizia. Anche il blando obbligo imposto a Berlusconi è frutto di una legislazione generale e di codici di procedura che, nel corso del tempo, si sono sempre più distanziati dal comune sentire del cittadino. Basti ricordare che proprio in questi giorni alti magistrati hanno lanciato l’allarme sul rischio che perfino il reato di furto presto non verrà più perseguito col carcere, secondo una precisa e nuova norma all’esame del Parlamento.

Ora che lo scontro sulla giustizia perderà la sua connotazione politico-ideologica, i partiti potranno affrontare la questione nell’interesse dei cittadini. Solo così la legge sarà “uguale per tutti”.

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