Lo spreco è il nostro grande nemico. Quello dello Stato, ma anche quello delle Regioni (inutili, ma costosissimi, enti passacarte e passa soldi, a parte il resto…) e, soprattutto, dei Comuni maggiori (i piccoli, fin che restano nel carrozzone dell’Anci, avranno sempre la peggio, ma sono sostenuti da un volontariato civico ammirevole).
Lo spreco dei Comuni, che ha un paragone solo in quello delle Regioni, incide in modo diretto sui tributi locali, in gran parte a carico della proprietà edilizia.
LA REAZIONE DI CONFEDILIZIA
Bisogna reagire. Bisogna potenziare gli Osservatori dello spreco che la Confedilizia centrale ha da tempo invitato le Associazioni territoriali a costituire. Bisogna essere inesorabili. La battaglia contro le tasse, si vince in questo modo (anche in questo modo e, forse, soprattutto). Siamo degli antesignani di questa battaglia, come organizzazione (la nostra pubblicazione «Odissea dello spreco» risale a parecchi anni fa). Ma bisogna che questo impegno diventi l’impegno di tutti e di ciascuno.
DENUNCIARE GLI SPRECHI
Denunciare gli sprechi e l’eccessiva spesa pubblica deve essere il primo passo, sistematico. Ma bisognerà anche passare ad altro. La tassa rifiuti, ad esempio, deve coprire, per legge, i costi della loro raccolta. In sostanza, dunque, le tasse che paghiamo per questo servizio (si fa per dire, in molti casi) dipende da come questo servizio è svolto, è gestito. E perché, allora, non abbiamo il diritto di controllare direttamente, noi ed anche gli inquilini, questa gestione? È un principio che dobbiamo diffondere, far girare. Il fatto che questo costo sia escluso dalla copertura tramite la fiscalità generale, è positivo. Ma non basta, l’esperienza lo dimostra. Dovremo conquistare la possibilità di controllare la gestione dal di dentro, oltre che dal di fuori, come utenti (per il Catasto, l’abbiamo ottenuto e le Ape si sono, già, organizzate al proposito).
Sono prospettive nuove, ma che dobbiamo cominciare a considerare come prossime. I fatti ne dimostrano l’urgenza. La Confedilizia sta partecipando alle riunioni convocate dal Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli. In una di queste, è stato esaminato il tema delle società partecipate dalle Amministrazioni locali e il quadro che ne è emerso è sconfortante.
LO STATO DELLE PARTECIPATE
Delle 6.151 società partecipate dai Comuni, ben 2.023 (circa un quarto) sono in perdita, per un totale di oltre 2 miliardi di euro. Ben 23 società registrano perdite superiori a 10 milioni di euro. Se poi si entra nel dettaglio, i dati fanno ulteriormente riflettere. Tra i settori e le attività economiche delle società in questione ve n’è uno catalogato come «noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese». Ebbene, sotto questa voce, sulla quale bisognerebbe approfondire le ragioni dell’intervento comunale. risultano 3 società che da sole presentano una perdita pari a oltre 45 milioni di euro. Se si passa alla categoria «attività professionali, scientifiche e tecniche», poi, si nota che 4 sole società partecipate dai Comuni registrano perdite per quasi 473 milioni di euro.
SPERANZE PER IL FUTURO
Nel mandato del gruppo coordinato dal Commissario Cottarelli vi è la domanda: «Qual è l’interesse pubblico nello svolgimento delle attività in capo alle società partecipate?», con la successiva precisazione: «Nei casi in cui non vi sia un interesse pubblico o quell’interesse possa essere realizzato con altre modalità in modo meno costoso, occorre spingere gli enti a procedere alla chiusura delle società». Nobili propositi, che si scontrano però con una resistenza senza eguali da parte dei Comuni. Bisogna che questa resistenza non si imponga anche sulla competenza e la buona volontà di Cottarelli.