C’è amarezza in casa popolare. Le perplessità alla fine hanno prevalso sull’adesione del partito di Mario Mauro alla lista unica Ncd-Udc. E neppure il leader ed ex ministro della Difesa sarà candidato, come invece davano per certo le indiscrezioni della vigilia.
IL VETO
Cos’è successo nel frattempo? L’indiscrezione più consistente nei corridoi della politica è che sia stato il ministro delle Infrastrutture ed esponente di Ncd, Maurizio Lupi, ad avere posto il veto sul nome del presidente dei Popolari per l’Italia, motivatissimo alla corsa. I due avrebbero attinto infatti dallo stesso bacino di voti, quell’elettorato cattolico vicino a Cl, dal quale entrambi provengono.
È la logica delle preferenze, bellezza, risponderebbe qualcuno. Ma è chiaro che i veti e gli ostracismi personali poco si conciliano con lo spirito inclusivo che dovrebbe sottendere alla casa comune popolare tanto invocata.
LE PERPLESSITA’ SUL PROGETTO
Al di là della questione personale, sono proprio le perplessità sul progetto portato avanti da Ncd e Udc ad aver pesato sulla non adesione dei Popolari. Non è la ricostruzione del centrodestra ma del popolarismo in Italia ciò che interessa al partito di Mauro, che ha visto negativamente anche la presenza del nome di Alfano nel simbolo.
Spiega chiaramente Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera dei Pi: “Avevamo auspicato una lista di ‘coalizione popolare’, termine che per noi ha un significato molto chiaro, ben più esigente di quello ambiguo di ‘moderati’. La scelta è stata diversa, sia nella denominazione ‘nuovo centro destra’ sia nella collocazione politica: ne comprendiamo le ragioni e le rispettiamo, ma non sono le nostre ragioni. Sarà il futuro a dire se il progetto evolverà nel senso da noi auspicato oppure se resterà prigioniero dei paradigmi del recente passato”.
CANDIDATURE E SMENTITE
Sono solo due gli esponenti popolari candidati a titolo personale nella lista unica Ncd-Udc: il generale Domenico Rossi e il consigliere comunale milanese Matteo Forte.
Mauro oggi poi ha smentito un suo passaggio al gruppo misto come risposta alla mancata candidatura che circolava in queste ore. “Credo che fin quando non si definiranno i contorni di questo progetto per capire come ci si ritrova tutti all’insegna del Ppe in Italia, i gruppi rimarranno così”. E ha mandato un messaggio indiretto ad Alfano e Cesa perché, spiega l’ex ministro, occorre “una ricomposizione della matrice popolare, che è cosa per natura diversa da una logica di procedere per basso profilo ovvero ‘c’è la sinistra, mettiamo insieme quelli che di sinistra non sono'”. In questo caso, precisa, si tratterebbe di “un progetto che non ha futuro”.