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Perché non piango per la chiusura del Daily

I cantori della superiorità della carta sul digitale, i nostalgici della passeggiatina fino all’edicola, i feticisti del quotidiano sotto braccio da sfogliare al bar, i sostenitori della insostenibile leggerezza della rete, staranno più o meno segretamente esultando: chiude The Daily, il quotidiano di Rupert Murdoch pensato esclusivamente per iPad e nato un anno e mezzo fa. Dimostrazione, sostengono i succitati scettici, che futuro non fa rima con tablet, e che chi punta soprattutto (quando non soltanto) su quello è destinato a morte certa.

C’è però da dire che, nell’incertezza generale sul futuro del giornalismo e dell’informazione, The Daily non era certamente il progetto da imitare. Come scrive Hamilton Nolan su Gawker, il progetto di Murdoch era una cattiva idea fin dall’inizio: innanzitutto per il target, i soli possessori di iPad, strumento cool e molto venduto, ma non abbastanza per reggere le spese alte di un quotidiano con tutti i crismi.

La storia del Daily insegna soprattutto quello che non si deve fare per fare informazione nell’era di Internet. Evidentemente non basta trasportare su iPad un vecchio modo di fare i giornali.

 

(sintesi di un’analisi più ampia che si può leggere qui)

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