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Renzi non sarà il capitano, ma resti in squadra

Ok il messaggio su Twitter in cui ammette, rispettoso, la sconfitta. Ok il discorso da manuale con cui, lacrime agli occhi, rende onore al vincitore e cita Bersani, ma il cantante Samuele Bersani, “è sempre bellissima la cicatrice che mi ricorderà di essere stato felice”, ricordando i suoi giorni in camper per l’Italia.

Ciò che suona stonato nelle parole di Matteo Renzi è il suo voler tornare nella dimensione di “sindaco” di Firenze e “militante” del Pd. Adesso che ha saputo conquistare un milione e quasi 100mila voti; adesso che, lo ha ricordato lo stesso Bersani, ha saputo rendere credibili queste primarie fino alla fine; adesso che, lo ha spiegato Mario Adinolfi, questo confronto gli ha regalato una statura da leader, perché fare un passo indietro?

Se lo chiedono in tanti dentro al Pd, tra cui due big del partito come il vicepresidente Enrico Letta e il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini. Il primo, in un’intervista oggi all’Unità, ha mandato un messaggio forte e chiaro a Matteo, un’assunzione di responsabilità necessaria: Renzi è “una ricchezza, una risorsa – ha detto Letta – deve stare in squadra”. Sia in quella del partito e “anche nella squadra di governo. Ha detto che resterà a Firenze, che non vuole premi di consolazione, ma il risultato di ieri carica anche lui di responsabilità maggiori. Deve venire a Roma. Dentro il progetto deve avere un ruolo prioritario, importante, e credo che questo sia anche il pensiero di Bersani”.

Anche Franceschini pensa che “il consenso che ha raccolto, che in buona parte è borderline e addirittura esterno al Pd, se ha buonsenso lo dovrà mettere a disposizione del partito”. Al Messaggero, l’ex segretario ha spiegato che “non è affatto detto che si debba ora far partire un processo di divisione interna. Sono certo che Bersani terrà le porte aperte ad una collaborazione con Renzi e spero che il sindaco di Firenze mantenga le promesse che ha fatto in campagna elettorale”.

Lo stesso Bersani ha promesso che porterà avanti le istanze di cambiamento renziane e oggi ha definito il suo sfidante “una risorsa come lo siamo tutti in questo grande squadrone. Renzi è stato protagonista di questa bella avventura, ci ha messo energia e freschezza”. Per questo deve rimanere protagonista anche del post. Non si tratta di “premi di consolazione” ma di farsi portavoce dei tantissimi che hanno creduto in lui e pensano che “sì, ne è valsa le pena”.

Non sarà facile lavorare dalle seconde linee per lui che è sempre stato abituato a giocare da attaccante solitario ma sarà uno sforzo di maturità necessaria. E a complicare la sua partita all’interno del Pd, ci sarà un compagno imprescindibile di squadra, Nichi Vendola, che gli gioca contro. Eppure quell’oltre milione di tifosi che porta in dote il sindaco rottamatore, il Pd non può e non deve perderli. E Matteo non può deluderli.



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