Skip to main content

Navigare su internet dalla nascita: ecco la mappa dei nativi digitali

Navigare su internet in numeri: l’Onu realizza una classificazione degli utenti del web al mondo. Il 5% della popolazione terrestre è di nativi digitali

L’uso delle nuove tecnologie, del cellulare, del telefono e lo sfruttamento delle potenzialità di internet sono capacità e competenze che le persone hanno acquisito col tempo: solo chi è nato quando già le tecnologie erano inserite nella quotidianità ha imparato fin dalla nascita. Oggi, infatti, per un giovane è facile navigare su internet e altrettanto semplice è per i consumatori trovare offerte per la connessione internet convenienti grazie a siti di comparazione come SuperMoney, utili per porre le migliori tariffe ADSL a confronto fra loro in pochi minuti.

Prima dell’avvento della tecnologia e di internet era tutto diverso e impostato su parametri completamente lontani dalla tecnologia: questa ha rivoluzionato l’asset quotidiano di moltissime realtà lavorative e non, e gli adulti che hanno vissuto il trapasso da un’epoca all’altra si sono dovuti adeguare. Una ricerca del Georgia Institute of Technology  però, ci dice adesso come è cambiata la situazione.

In pratica, oggi, studiare i comportamenti della popolazione in relazione alle tecnologie significa compiere un’analisi sociologica di enorme rilevanza, permette di conoscere usi e abitudini dei consumatori, che sono anche utenti di internet e cittadini; si tratta di tre termini che, sempre più, assumono significati simili, diventando quasi interscambiabili.

Questo studio, realizzato in collaborazione con l’Itu (International Telecommunicatin Union),ovvero dall’agenzia Onu che si occupa di Internet e Tlc, è il primo che ha tentato di quantificare il fenomeno relativo ai nativi digitali e che lo ha collocato geograficamente nei vari paesi del mondo.

Pare infatti che adesso i nativi digitali siano 363 milioni in tutto il mondo e che rappresentino ben il 5% della popolazione mondiale: statisticamente hanno un’età compresa tra i 15 e i 24 anni e secondo la ricerca la maggior parte si trova in Giappone, in Corea del Sud, in Europa, in America e in Malesia.

Questi ragazzi sono nativi digitali perché sono nati quando il processo tecnologico era nel pieno della sua attività e quindi navigano su internet da almeno cinque anni. Di questa categoria però fanno parte solo il 30% dei ragazzi dai 15 ai 24 anni perché molti non hanno mai navigato su internet.

Nel nord America, per esempio, il 96% dei ragazzi nati dopo il 2000 è considerabile un nativo digitale contro il 99,9% dei giapponesi e dei sudcoreani insieme ai ragazzi finlandesi, danesi e dei Paesi Bassi. Secondo lo studio, infatti, “I paesi che registrano la percentuale maggiore di nativi digitali in relazione alla popolazione complessiva sono quelli meglio posizionati per definire e guidare l’era digitale del futuro”.

I paesi dove si registra un tasso maggiore di nativi digitali in base al complesso della popolazione sono quelli economicamente messi meglio e dove internet è già penetrato in modo massiccio: tra questi, non a caso, c’è l’Islanda con il 13,9%, gli Stati Uniti con il 13,1% e incredibilmente anche la Malesia con il 13,4%.

Quelli che registrano tassi inferiori di nativi digitali sono perlopiù poveri e stati dove sono in corso guerre come l’Africa e l’Asia, la Sierra Leone, il Timor Est e Myanmar.

Nonostante questo, però, la penetrazione delle tecnologie sta aumentando anche in quei paesi dove lo sviluppo è in fase si attuazione e pare che negli ultimi cinque anni si stia registrando un incremento di questa diffusione: l’Itu stesso prevede che il numero dei nativi digitali raddoppierà nel 2017 soprattutto nei paesi ancora in via di sviluppo.

Dall’avvento di internet e delle nuove tecnologie a supporto della quotidianità, è passato molto tempo e in questi anni l’evoluzione tecnologica ha apportato sempre più innovazione nei processi creativi e lavorativi che hanno modificato usi e costumi delle popolazioni. È fisiologico quindi, che le popolazioni meno tecnologiche debbano subire tempi più lunghi di acquisizione delle nuove tecnologie.


×

Iscriviti alla newsletter