C’era una volta il partito politico dello scorpione rosso che se ne stava da giorni seduto sulla sponda di un fiume in preda al terrore per il pericolo di una impetuosa ondata di piena dovuta ad una sconfitta elettorale che avrebbe potuto travolgerlo. Non aveva la benché minima possibilità e idea di come poter attraversare quel fiume e raggiungere così l’altra sponda, quella tranquilla e sicura dove avrebbe potuto trovare l’opportunità di governare il Paese.
Una mattina vide nell’acqua una muscolosa rana fiorentina che, forte di un abbondante pasto alle primarie, si divertiva a nuotare in quelle acque agitate. Lo scorpione non ci pensò due volte e chiese alla rana di trasportarlo dall’altra sponda del fiume, dove insieme avrebbero potuto raggiungere l’obiettivo comune, sempre quello: il potere.
Conoscendo bene lo scorpione, la pur forte e vigorosa rana gigliata si dimostrò titubante, preoccupata dell’aculeo e del veleno conservatore che avrebbe potuto ucciderla. Nondimeno l’ambizione della rana era forte, le parole rassicuranti dello scorpione e l’evidenza che entrambi sarebbero morti se l’avesse punta, la convinsero ad affrontare insieme la corrente.
Fece salire sulla schiena lo scorpione rosso ed iniziò a nuotare verso l’altra sponda, discutendo di programmi e future azioni di governo. Tuttavia, a metà del guado, senti un forte dolore sulla schiena e capì che lo scorpione rosso l’aveva punta. “Ma come – chiese la rana – avevamo concordato e deciso come affrontare la corrente, programmato un futuro di governo e tu ora mi pungi? Adesso moriremo entrambi”.
“Lo so – le rispose lo scorpione – è vero, moriremo entrambi ma non posso farci nulla: è la mia natura”.