Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo la nota politica di Marco Bertoncini apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Se Matteo Renzi apostrofa Beppe Grillo di essere sciacallo e Silvio Berlusconi tira in ballo Robespierre, la ragione è semplice: entrambi avvertono che il M5S potrebbe ripetere il successo delle politiche. Anzi, la «setta», come l’ha definita il Cav, potrebbe perfino andare meglio. Qualche politologo asserisce addirittura che il Pd potrebbe avere il fiato grillino sul collo, al punto che c’è chi azzarda il M5S al primo posto assoluto.
CHI VOTA 5 STELLE
Insomma: Grillo fa paura. È però difficile riuscire a contestarlo ricorrendo alla razionalità, accusando il personaggio, smascherandone i limiti di programma, eletti, candidati. Infatti, la stragrande maggioranza della gente non vota M5S perché si riconosce nel partito: tutt’altro. Sovente gli elettori di Grillo sono insofferenti di urla vacue, detestano le insufficienze dei suoi parlamentari, non apprezzano specifiche proposte.
UN VOTO DI PROTESTA
Il fatto è semplice: chi vota 5 Stelle vota contro tutti gli altri; protesta; reclama; e basta. Che Grillo sia erede di Hitler, incarnazione di Stalin, continuatore di Robespierre, sciacallo, o che assommi pochi o tutti gli insulti riversatigli, agli elettori non importa. Forse che coloro che segnarono la preferenza a Cicciolina volevano individuare un modello di deputato? Nossignore: protestavano, mandando una pornodiva a Montecitorio.
GRILLO USATO DAI SUOI ELETTORI
Così gli elettori di Grillo se ne strafregano degli avvertimenti di Renzi, Berlusconi & C.: anzi, più l’ex comico appare screditato, isolato dai politici, demonizzato, più richiama voti. La gente si serve di lui non perché l’apprezzi, ma solo per smerluzzare tutti i partiti. L’usano come un pernacchione. Renzi dice di essere la speranza e Grillo la rabbia, ma dimentica che oggi il sentimento maggioritario è proprio la rabbia.