Si accendono i riflettori sulle prossime aziende con i numeri in regola per lo sbarco a Piazza Affari. Complice una stagione favorevole alle quotazioni, con molteplici dossier aperti in diversi comparti (compreso quello della finanza), si moltiplica l’interesse per i gioielli del made in Italy. Prendendo come campione di riferimento la lista delle 50 principali aziende Quotabili 2013 stilata da Pambianco Strategie di Impresa, rumour sempre più insistenti vedono in pole position Liu Jo, marchio di abbigliamento che fa capo alla famiglia Marchi, presente anche al 21esimo posto della classifica. Secondo le indiscrezioni, non confermate dai Marchi, l’azienda di Carpi avrebbe già arruolato Mediobanca per studiare l’Ipo, con l’obiettivo di valorizzare l’azienda 500 milioni di euro. E starebbe strutturandosi con la logistica in Svizzera, come fatto da molti altri gruppi del settore. D’altra parte, il marchio ha avuto una forte espansione negli ultimi anni, con un fatturato 2012 di 273 milioni di euro e un ebitda di 54 milioni.
Negli ultimi tempi, rumors e dichiarazioni hanno riguardato un plotone variegato di nomi. Per Furla (al diciannovesimo posto della classifica delle Quotabili) la quotazione è “una strada ipotetica”, per la quale, eventualmente, l’azienda “deve essere preparata e gli azionisti messi in condizione di poter decidere”. Lo ha spiegato l’ad della maison di pelletteria Eraldo Poletto. “La decisione di andare in Borsa è degli azionisti”, continua a sostenere il manager. “Per crescere serve denaro, ne serve molto, può essere chiesto alle banche che guardano ai numeri in un certo modo, al private equity che li guarda in un altro, alla Borsa che mette invece al centro la progettualità. Quello che di positivo ha la Borsa è che insegna alle aziende ad avere regole e quindi a misurarsi”.
Anche Artemide (al quarto posto della classifica delle Quotabili del design), uno dei brand di illuminazione tra i più conosciuti al mondo, ha riaperto il dossier dello sbarco in Borsa, che era già stato esaminato più volte in passato senza successo. Ma questa volta, secondo le indiscrezioni, il processo dovrebbe riuscire ad arrivare a compimento con lo sbarco sul listino in autunno, ha fatto capire il fondatore e presidente Ernesto Gismondi.
Altre aziende come Marcolin (al 33esimo posto), che ha detto addio al listino di Piazza Affari lo scorso febbraio, non esclude di ritornare alla quotazione. Poi c’è invece chi, come Betty Blue/Elisabetta Franchi (al 22esimo posto), vede lo sbarco in Borsa come un progetto di crescita a medio termine.
Altra possibile matricola è Kiko Cosmetics (al 4 posto della classifica), la società che fa capo alla famiglia Percassi. Infatti, si parlerebbe di un possibile sbarco a Piazza Affari fra uno o 2 anni perché al momento le strategie si focalizzano sull’espansione retail all’estero e in particolare in Usa.
Arriverà “tra la fine del 2015 e il 2016” anche la quotazione in Borsa di Twin-set (al 12esimo posto), il gruppo di moda di cui Carlyle ha rilevato il 70 per cento. Lo ha detto Marco De Benedetti, numero uno del fondo in Italia. “La sfida oggi è quella dell’internazionalizzazione – ha detto a margine di un convegno dell’Aifi – e ci sono segnali positivi, stiamo accelerando. Per la quotazione penso ci vorranno almeno un paio di anni”.
Ci sono anche Peuterey e Harmont & Blaine (rispettivamente in 35esima e 38esima posizione), che fanno parte del progetto Elite di Borsa Italiana, e che con l’ingresso di partner finanziari non hanno nascosto di puntare alla quotazione a Piazza Affari nel giro di qualche anno. Stesso iter anche per Versace (al settimo posto), che con l’entrata nel capitale del colosso statunitense Blackstone potrebbe nel giro di tre anni, secondo Il Sole 24 Ore, quotare l’azienda non sulla piazza milanese, ma bensì sul listino di Wall Street.
Si è parlato anche di Alcott (al 29esimo posto delle Quotabili di Pambianco): gli ultimi risultati positivi di bilancio (155 milioni nel 2013 con previsione di arrivare a 200 nel 2014) hanno convinto il Gruppo Capri, titolare dei marchi Alcott e Gutteridge, ad avviare la procedura per l’ingresso in Borsa. Infine, Pianoforte Holding (al 15esimo posto), titolare dei marchi Carpisa e Yamamay, potrebbe quotarsi “certamente non nel 2014, più probabilmente tra il 2015 e il 2016”, secondo direttore generale di Intesa Sanpaolo (azionista con circa il 10%), Gaetano Miccichè.