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Giornata della memoria per le vittime del terrorismo. Il coraggio della verità

Oggi si celebra la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. E’ stata scelta questa data perché il 9 maggio del 1978 le Br uccisero il Presidente della Dc Aldo Moro dopo cinquantacinque giorni di prigionia; i promotori vollero quindi dare un significato simbolico all’omicidio dell’On. Moro, racchiudendo nella sua tragica vicenda le storie della tante vittime del terrore politico. Per dirla tutta, quando fu istituita pensai che di un’altra “giornata della memoria” potevamo farne meno. Non ho cambiato opinione, anche se sarei ben lieto di essere smentito dai fatti. Resto dell’idea che una singola giornata e qualche discorso commemorativo d’occasione, abbia poca presa sull’opinione pubblica. Tanto più che un tema delicato come gli anni di piombo si presta tutt’oggi facilmente a strumentalizzazioni dall’una e dall’altra parte, col rischio non solo di mancare l’obiettivo ma addirittura di produrre un effetto contrario scatenando nuove polemiche o, peggio, nuova violenza. Quel che serve davvero per voltare pagina è innanzitutto il coraggio. Coraggio da parte di chi sparava o metteva bombe di ammettere i propri errori, senza se e senza ma; coraggio da parte delle istituzioni di fare di più per le vittime e i loro familiari; coraggio da parte dei politici e degli intellettuali nell’essere uniti nel condannare ogni forma di eversione o di oltraggio alla memoria; coraggio da parte dei giovani a non lasciarsi guidare da slogan di comodo. Insomma quel che serve davvero, e a tutti, è il coraggio della verità. E in questa prospettiva non può che essere salutata con favore l’iniziativa governativa di declassificare i documenti segreti riguardanti gli anni di piombo. A patto però l’accesso ai documenti su quegli anni terribili e bui significhi per davvero poter utilizzare strumenti fino ad ora inaccessibili nella loro interezza, in modo che  – come ha giustamente sottolineato l’avvocato Vittorio Occorsio, nipote del giudice Vittorio Occorsio ucciso da un commando di Ordine Nuovo il 10 luglio del ’76,  in un intervento pubblicato oggi sul Corsera – si possano “vedere con i nostri occhi quali bassezze hanno caratterizzato quella stagione, quale era il clima di terrore e di connivenze, di bugie e di violenze in cui hanno vissuto i nostri padri”. Già consentire l’accesso ai documenti è un primo passo, d’accordo. Ma non basta. Bisogna anche creare un clima culturale nuovo in grado di promuovere sul serio la ricerca della verità, condizione imprescindibile senza la quale questa “operazione trasparenza” rischia di restare sulla carta, e di essere ricordata come un’operazione di facciata. In fondo è questo, o dovrebbe essere questo il significato più autentico di una Giornata della memoria: non l’occasione per un vuoto e sterile esercizio di retorica, ma una tappa importante di un percorso che deve portare alla costruzione di una memoria condivisa e di una coscienza civica all’altezza di un paese maturo.



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