A poco meno di un anno dalla destituzione di Mohamed Morsi, i prossimi 26 e 27 maggio l’Egitto tornerà ad eleggere il proprio presidente. Il favorito è il generale Al Sisi che dovrà gestire un Paese vivace, ma con forti problemi economici e sociali. Scenari e prospettive illustrati in una conversazione di Formiche.net con Shahira Mehrez, ricercatrice, ex docente di Arte e di Architettura islamica presso l’Università americana del Cairo e di Helwan, stilista e filantropa che da alcuni anni si occupa anche del ruolo delle donne in politica
Come procede la campagna elettorale?
Sono rimasta delusa dalle due ultime interviste che Al Sisi ha rilasciato a Lamiss El Hadidi e Ibrahim ‘Issa perché ha perso la pazienza in alcune occasioni. Penso che sia mal consigliato dai suoi collaboratori, ma è stato un errore non da poco perché si tratta di due dei talk show più seguiti in Egitto. Per altro sono due programmi abbastanza di parte e vicini alle sue posizioni, quindi avrebbe dovuto essere una passeggiata. Quando l’intervistatore ha usato un termine che in arabo viene usato per polemizzare contro le forze armate invece di rispondere che non sono dei mercenari, o mamelucchi, ma figli degli egiziani, gli ha detto irritato che non gli permetteva di utilizzare quel termine. Se avesse invece spiegato, che dal tempo di Mohammed Ali, le forze armate sono formate dai figli di questo Paese, avrebbe conquistato il cuore degli egiziani. Così invece ha dimostrato che non era preparato e che si è innervosito. Avrebbe dovuto immaginare che gli avrebbero fatto queste domande. Io rimango dell’idea che sia onesto e lo voterò, ma proprio per questo mi dispiace che abbia fatto qualche passo falso.
Quali altri temi hanno toccato le due interviste?
Gli è stato anche chiesto se nell’ex governo Morsi da lui deposto, intervenisse nelle varie questioni visto che era il suo ministro della Difesa. Lui ha risposto che non era intervenuto se non nelle tematiche che riguardavano la sicurezza nazionale. E su questo punto, avendo amici ministri, posso testimoniare che effettivamente non lo ha fatto. Poi però è inciampato di nuovo sostenendo che era stato determinante negli ultimi mesi per istituire un salario minimo. Ma nella realtà le nuove regole non sono stato ancora state scritte perché il governo sta studiando come attuarle nella pratica e non ha finora trovato la soluzione.
Un altro problema che mi preoccupa è che oltre che parlare di sicurezza bisognerebbe promuovere la giustizia. Cosa che invece non sta accadendo visto che la polizia durante le manifestazioni arresta i primi che trova senza curarsi che siano innocenti o colpevoli. Si tratta di un errore enorme che sta facendo infuriare molti giovani che fanno parte della borghesia, proprio quel ceto sociale che ha fatto la rivoluzione. Io sono per Al Sisi, ma deve migliorare, deve dire chiaramente che non bisogna arrestare gente innocente, perché cosi facendo si crea inutilmente nemici proprio nel fronte che potrebbe sostenerlo.
Al Sisi Vincerà le elezioni?
Certamente, il popolo è con lui, i giovani borghesi sono una minoranza nel Paese, ma sarebbe un errore perdere proprio i giovani colti che hanno innescato la rivoluzione. Per altro non è affatto detto che non scendano di nuovo in piazza di fronte ad arresti fatti a casaccio, anche se dubito che possano innescare di nuovo la miccia perché dopo anni di rivoluzione permanente la maggioranza cerca stabilità, sicurezza e lavoro.
I Salafiti hanno detto che voteranno per Al Sisi, come si spiega che degli islamisti così conservatori votino per il generale che ha promosso il divieto di avere partiti islamici in Egitto?
Dicono che voteranno per lui, ma non credo che lo faranno davvero, sono falsi e ambugui e sono coinvolti nella loro personale battaglia contro i Fratelli Musulmani, ma è una lotta tra fondamentalisti. Io sono contro l’Islam politico o la religione nella politica in generale. Penso che esistano semplici cittadini egiziani, senza distinzione tra loro religioni. Anche un ateo, per altro, deve avere il diritto di piena cittadinanza. Al Sisi, per mostrare la sua laicità ha detto che è nato a El Gamaleya, quartiere che ospita sinagoghe e chiese, oltre che moschee, ma anche qui poteva essere più incisivo.
Cosa ne pensa dell’altro candidato alle presidenziali, Hamdeen Sabbahi? Molti giovani borghesi voteranno per lui?
Non amo molto Sabbahi, non mi è chiaro da dove vengano i suoi fondi, secondo alcuni voci nel passato ha ricevuto finanziamenti da Saddam Hussein e da Mu’ammar Gheddafi. Molti giovani lo voteranno perché dicono che tanto vincerà Al Sisi e quindi tanto vale garantire un’opposizione forte. Capisco il loro ragionamento, ma Sabbahi non riesco a vederlo come uno che ha idee che rappresentino davvero le loro istanze. Strizza troppo l’occhio all’Islam politico nel tentativo di sommare i voti della sinistra e degli intellettuali a quelli di quei pochi che ancora sostengono i Fratelli Musulmani. L’Islam è parte dell’Egitto, ma non quello politico. Quasi tutti partiti di sinistra voteranno comunque per Sabbahi, ma ripeto vincerà Al Sisi con ampia maggioranza perché tutte le classi medio povere lo sostengono.
Sabbahi spera quindi di avere anche i voti di chi ancora simpatizza per i Fratelli Musulmani?
Sì, strizza gli occhi alla fratellanza islamica, dicendo che bisogna integrare nella società chi non ha ucciso direttamente. Ma molti capi dei Fratelli non hanno ucciso direttamente nessuno, ma hanno creato l’ideologia che poi porta a uccidere. Un conto è il popolo che li ha votati per ignoranza e un conto è flirtare con gli ideologi che, pur non avendo ucciso nessuno con le loro mani, sono però le persone che partoriscono le idee settarie che poi portano agli attentati.
Come si comportano i media in questa campagna elettorale?
I due candidati appaiono molto in Tv e gli viene garantito lo stesso tempo. Certo le televisioni non sono molto imparziali, ma nelle grandi città sono i nuovi media come Twitter, Facebook e Youtube a farla da padroni. E’ lì dove si concentrano molte delle critiche dei giovani della borghesia. Al Sisi da due o tre settimane li ascolta meno e questo è un errore perché i giovani della borghesia egiziana sono capaci di rivoltarsi ancora se non vedono la giustizia. Il generale sa che vincerà perché la stragrande maggioranza del popolo è con lui, ma non deve sottovalutare i giovani borghesi perché non permetteranno mai che il Paese torni indietro. Ecco perché deve assolutamente ascoltarli di più, e controllare la polizia che gli crea dei nemici senza motivo. Meglio un criminale fuori che tanti giovani onesti dentro. Porre fine agli abusi contro la popolazione era una delle richieste della rivoluzione. Ed ecco che in piena campagna elettorale arrestano studenti e gli danno tre anni di prigione senza motivo. Un errore grossolano che mi fa preoccupare per il futuro.
I giovani dovrebbero scendere in piazza di nuovo?
Il Paese è diviso in due tra una maggioranza che chiede sicurezza e stabilità, e una importante minoranza che vorrebbe subito una democrazia perfetta. Sarebbe pericoloso per i giovani dare l’impressione alla maggioranza del Paese di essere fonte di instabilità. Io gli consiglio, invece di manifestare, di concentrarsi sulla creazione di buoni partiti politici che possano rappresentare le loro idee alle parlamentari dei prossimi mesi, avrebbero la forza di poter fare molti eletti se solo si preparassero e fossero meno dispersivi. Purtroppo fino a oggi non sono riusciti a farlo perché non hanno avuto il tempo e la forza di passare dagli slogan di piazza a una piattaforma politica. É più facile votare alla presidenziali dove si sceglie una persona che alle parlamentari dove si dovrebbe votare per dei partiti. Su questo fronte fino a oggi regna la confusione più totale.
Che fine ha fatto Mubarak?
Chi lo sosteneva voterà in massa per Al Sisi. Io sono comunque contena che sia passato il messaggio che prima o poi chi mal governa dovrà pagare il conto. Non mi importa che lo condannino all’ergastolo o che rimanga ai domiciliari nella sua villa. Non chiedo vendetta, ma solamente che tutti sappiano che prima o poi il Paese ti chiede conto di come hai governato. Il popolo egiziano è cambiato, non tornerà indietro. In un certo senso la gente è diventata perfino aggressiva. Non si potrà riportare le lancette indietro. Qualunque cosa succeda sul fronte politico non potrà mai essere una semplice riproposizione del passato.