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Ecco come i giornaloni snobbano un pochino il libro di Geithner

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Cesare Maffi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

C’è stato il complotto, anzi, il Grande Complotto Europeo, a un pelo dal mutarsi nel Grande Complotto Atlantico, se non fosse stato per un personale e diretto intervento del presidente Obama? A sostenerne la consistenza è stato soprattutto Il Mattinale di Renato Brunetta, con decine di pagine mirate a ricostruire tempi e modi degli interventi di politica, finanza, banche, specie d’Oltralpe, per costringere nel 2011 Silvio Berlusconi a lasciare palazzo Chigi.

Ovviamente il Cav ha reiterato la propria teoria dei quattro colpi di Stato, senza omettere chiamate in causa per il Colle.

A giudicare le reazioni di ieri sulla stampa quotidiana, si direbbe che siano state le poche e sfuggenti righe del comunicato quirinalizio a interessare i giornali. In effetti, anche da destra non si è avuta una ripresa poderosa, come ci si sarebbe attesi, per le dichiarazioni dell’ex titolare americano del Tesoro, Timothy Geithner. Il Tempo, ad esempio, dedica sì una pagina intera alla vicenda, però internamente e incentrandola sul comizio romano del Cav, mettendo solo a piede il «chiamarsi fuori» del capo dello Stato. Insomma, l’assenza di pezzi specifici dedicati a commenti e riflessioni lascia la denuncia del complotto alla responsabilità di B.

La Stampa punta tutto su Giorgio Napolitano: «Berlusconi lasciò spontaneamente». Semmai, un colonnino riporta dichiarazioni di un anonimo diplomatico del Consiglio Ue per sostenere come fossero indispensabili le dimissioni di B. Da notare che proprio il quotidiano della Fiat aveva battuto tutti i concorrenti pubblicando, per primo e il solitudine, la notizia del libro di Geithner. Quando, per Il Messaggero, si chiarisce che «complotto» è messo fra virgolette, si è chiarito tutto. Lo stesso Foglio, però, non pare entusiasmarsi, posto che mette di spalla, in prima: «Solo Napolitano dice due parole due sul complotto contro il Cav».

Tutt’altre, come da attesa, le scelte del Giornale. «Napolitano scappa» è il titolo portante della prima, con l’editoriale di Alessandro Sallusti che sostiene: il complotto «sicuramente ha visto Napolitano protagonista, consapevole o no non importa». Alla faccenda sono riservate le intere pagine 2 e 3. Naturalmente la Repubblica, già in precedenza tesa a negare la sussistenza dell’intrigo continentale, intitola un pezzo interno «Il Colle a Berlusconi: niente complotti», insistendo invece sulla «rabbia di Silvio». Quanto a l’Unità, il titolone non abbisogna di note: «Il Colle sbugiarda Berlusconi».

Libero preferisce incentrarsi sulla «Guerra tra i magistrati». Servizi interni sono dedicati alla macchinazione internazionale: «Napolitano e il golpe: se c’era, dormiva», è l’ironico titolo, con richiamo in prima, mentre s’insiste sulla «furia» di B. per il complotto. Anche il Corriere si rifà al comunicato del Colle, con un lungo servizio del quirinalista Marzio Breda: «Napolitano gela Berlusconi: ecco i fatti». Riduttivo è pure Massimo Franco nella nota politica: «Un Quirinale prudente smonta la vulgata del complotto del 2012». Tanto per chiarire definitivamente la posizione di via Solferino, lo stesso Breda insiste nelle «Opinioni» con un pezzo esplicito: «Non serve una commissione d’inchiesta».

Non è casuale che a sminuire, svilire, ridimensionare la vicenda siano giornali che nel 2011 sostenevano a gran voce la «discontinuità» rispetto al governo del Cav. Chiarissimo, a tale riguardo, è Stefano Folli, «Una polemica da chiudere», sul 24 Ore, vale a dire sull’organo confindustriale che nel 2011 cavalcava il «Fate presto». Ovvio che, in condizioni del genere, il complotto finisca col restare una sorta di fisima di B. Infatti, sul piano mediatico la sintesi più efficace è compiuta da Europa: «Il caso non monta, Forza Italia isolata».

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