IMD, Institute for Management Development, la business school svizzera, ha annunciato oggi la sua annuale classifica sulla competitività che prende in esame 60 Paesi in tutto il mondo.
I RISULTATI
“Nel 2014 si assiste al consolidarsi del successo degli Stati Uniti, a un parziale recupero dell’Europa e a qualche “lotta” per accaparrarsi alcuni dei grandi mercati emergenti”, ha detto il professor Arturo Bris, direttore del World Competitiveness Center di IMD. “Ogni paese ha più di una ricetta per scalare le classifiche di competitività; molto dipende dal contesto locale”.
GLI USA
Gli Stati Uniti si mantengono ancora saldamente al 1° posto grazie alla capacità di resistere dell’economia americana, con buoni numeri sull’occupazione e una posizione dominante nella tecnologia e nelle infrastrutture.
LA TOP TEN
Non ci sono grandi cambiamenti tra i top ten. Piccole economie come la Svizzera (2), Singapore (3) e Hong Kong (4) continuano a prosperare grazie alle esportazioni, alla loro efficienza e all’innovazione.
L’ITALIA SCENDE
Migliorano sostanzialmente i Paesi dell’Europa grazie ad una graduale ripresa economica, ma l’Italia scivola al 46° posto, perdendo due posizioni rispetto al 2013: “La capacità competitiva dell’Italia sta fortemente diminuendo – ha detto il professor Salvatore Cantale di IMD. Dal 2012 il Bel Paese è passato dal 40° al 46° posto, perdendo ben 6 posizioni. “Le cause sono molteplici, ma le variabili che hanno inciso di più sono riconducibili agli investimenti internazionali e al basso livello di crescita dell’occupazione. Anche se l’Italia sta costruendo un’ economia migliore in termini di crescita del Pil – ha concluso Cantale – gli altri Paesi lo stanno facendo più velocemente. Non è troppo tardi per invertire il trend. La nostra storia insegna che in passato ci siamo riusciti e possiamo riuscirci ancora”.
CHI SALE
Entra nella top ten la Danimarca (9), che si posiziona davanti alla Norvegia (10), ma dietro la Germania (6), la Svezia (5) e la Svizzera (2). Scendendo nella classifica, tengono Irlanda (15), Spagna (39) e Portogallo (43). Pessima la performance della Grecia che precipita addirittura al 57°.
IL RUOLO DEL GIAPPONE
Il Giappone (21) continua a salire in classifica, aiutato da una valuta debole che ha migliorato la sua competitività all’estero. Altrove, Asia, Malaysia (12) e Indonesia (37) guadagnano, mentre la Thailandia (29) risente dell’incertezza politica.
I PAESI EMERGENTI
La maggior parte dei grandi mercati emergenti scivola nella classifica, a causa di una crescita economica e di investimenti esteri lenti e di infrastrutture inadeguate. La Cina (23) peggiora, in parte a causa delle preoccupazioni per il suo ambiente di lavoro, mentre l’India (44) e il Brasile (54) soffrono a causa di mercati del lavoro inefficienti e di una gestione aziendale inefficace. Turchia (40), Messico (41), Filippine (42) e Perù (50) acquisiscono posizioni.
COS’E’ LA CLASSIFICA
La classifica, contenuta nello Yearbook elaborato dal World Competitiveness Center (WCC) di IMD, riflette gli oltre 300 criteri di analisi, , due terzi dei quali sono basati su indicatori statistici e un terzo su un esclusivo sondaggio IMD di4.300 manager internazionali. Lo Yearbook, che sarà pubblicato alla fine di giugno, ha analizzato, tra l’altro, anche la percezione che si ha dei vari Paesi come luoghi in cui fare business ed il modo in cui i paesi gestiscono tutte risorse e competenze per aumentare la loro prosperità.
COME FUNZIONA LA CLASSIFICA
Secondo analisi esclusive effettuate dai manager di IMD nelle 60 economie, 7 tra i primi 10 Paesi nella classifica 2014 sono nella top ten anche per il fatto di avere un’immagine all’estero che incoraggia lo sviluppo delle imprese. Vi è infatti una forte correlazione tra la posizione nella classifica della competitività complessiva di un Paese e la sua immagine internazionale come luogo in cui fare business. “Mentre la performance economica cambia di anno in anno, le percezioni sono a lungo termine e si spostano più gradualmente. Esse possono anche portare ad un circolo virtuoso di miglioramento dell’immagine e ad una migliore performance economica – ha concluso il professor Arturo Bris. La percezione è una guida potenzialmente utile per lo sviluppo futuro della competitività in questi Paesi”.