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Carige, che cosa ha combinato la Fondazione

Seduta da dimenticare ieri in Piazza Affari per Carige. Il titolo dell’istituto genovese ha ceduto il 17,33% a 0,41 euro, chiudendo un centesimo sopra al prezzo di 0,4 euro fissato per la cessione del 10,9% della Fondazione.

L’OPERAZIONE

Il mercato ha reagito male all’esito del collocamento che, nelle intenzioni doveva riguardare una quota del 15% a un prezzo superiore di quello ottenuto nell’operazione, hanno notato gli analisti. D’altronde l’ente presieduto da Paolo Momigliano, che dopo aver ritenuto non adeguate le manifestazioni di interesse avanzate da parte di alcuni investitori finanziari (tra cui quella del fondo di Andrea Bonomi) puntava a raccogliere almeno 140 milioni dal collocamento del 15% di Banca Carige.

I NUMERI

“Quelle risorse – scrive oggi Andrea De Biase su Mf/Milano Finanza – nei piani della Fondazione sarebbero state destinate in parte al rimborso del debito e in parte alla sottoscrizione del prossimo aumento di capitale da 800 milioni della banca guidata da Piero Montani”. Ma alla chiusura dei libri, la quota effettivamente collocata sul mercato è stata pari al 10,96%: poco più del 4% è rimasto invece in mano alla Fondazione, cui non ha giovato la decisione di allettare gli investitori abbassando il prezzo del collocamento fino a 0,40 euro per azione.

I PERCHE’ DEL MEZZO FLOP

A conti fatti, dunque – ha scritto Mf/Milano Finanza – l’incasso per la Fondazione è stato dunque di 95,29 milioni, nettamente inferiore alle aspettative della vigilia. Fonti di mercato hanno sottolineato – secondo De Biase del quotidiano finanziario del gruppo Class – che le difficoltà nel collocare tutto il 15% sono derivate proprio dalla consistente entità del pacchetto e dal fatto che l’operazione è avvenuta troppo a ridosso dell’avvio dell’aumento del capitale della banca”.

IL COMMENTO CRITICO DI MILANO FINANZA

“Operazione Tafazzi perfettamente riuscita”, ha titolato dunque Mf un commento del vicedirettore Filippo Buraschi, che ha elencato gli errori della fondazione: “Ha sbagliato perché ha atteso troppo prima di scendere nel capitale. Ha sbagliato perché ha scelto di collocare il pacchetto nel momento di massima tensione del periodo sui mercati dopo un lungo periodo di rialzi che hanno permesso alle altre banche di portare a termine aumenti di capitale ben più sostanziosi”. E ha sbagliato – si legge nel commento di Mf/Milano Finanza – perché anziché seguire la tecnica Mansi, che ha permesso alla Fondazione Mps di scendere progressivamente nel capitale del Monte, ha scelto di mettere sul mercato un numero altissimo di titoli (326 milioni di azioni) dando la sensazione di essere costretta a svendere. E forse sbaglia ancora adesso nella pervicacia di voler conservare una quota sensibile nell’istituto”.

LA VALUTAZIONE POSITIVA DEL SOLE 24 ORE

Di altra avviso è il quotidiano Il Sole 24 Ore, come si rileva da una cronaca ricognitiva di Carlo Festa: “L’operazione, a posteriori, può essere guardata con la logica del bicchiere mezzo pieno per la Fondazione, scesa a poco sotto il 30 per cento (…) L’esito è stato quindi il massimo risultato possibile. Inoltre il prezzo di 0,40 euro per azione può rappresentare un punto di equilibrio coerente tra la dimensione del capitale di Banca Carige e i (limitati) volumi di scambi ad oggi espressi dal titolo”. Infine, secondo il quotidiano diretto da Roberto Napoletano, “l’operazione rappresenta una tappa di avvicinamento al futuro assetto di governo di Banca Carige, finalizzato ad ampliare la base dei soci stabili, con un gruppo di investitori istituzionali, in grado di partecipare alla ricapitalizzazione e al rilancio del gruppo”.  Conclusione di Festa: “L’unica certezza è che dopo il collocamento di ieri si va verso una Banca Carige contendibile in Borsa”.



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