Il partito di Renzi ha trionfato. Non quello della tradizione, delle grigie segreterie, dei capobastone. Ma quello che incarna la voglia di futuro. Quello leggero, senza steccati o confini ideologici, di chi – da sinistra, dal centro come da destra – non ha voglia di sfasciare ma, bensì, di metterci la faccia. Ieri, in Italia, ha vinto il popolo della speranza, della freschezza, della voglia di compromettersi. Il popolo dei moderati!
Ieri, in Italia, è definitivamente morta l’idea di partito inteso come lobbie sociale, come interesse di parte, come logica di frammentazione. Ieri, il partito di Renzi (che solo formalmente si chiama PD) ha raccolto i consenso di tutte le fasce sociali. Un coro di “si” unito dalla volontà di ripartire insieme. Questo oggi è il partito di Renzi: l’opposto di quello minacciato da Grillo e, per altro conto, di quello “abusato” da Berlusconi.
La crisi ha “imposto” la consapevolezza e l’urgenza dell’unità.
In un’elezione proporzionale: terreno proficuo per la frammentazione, le divisioni, i distinguo, il popolo italiano ha espresso un’inedita volontà di compattezza nella concretezza.
Una lezione forte di cui la politica italiana – troppo spesso con la “p” minuscola – aveva grande bisogno!