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Il panetun di Sant’Ambroeus pronto per l’estero

Non è quello del caffè fumante, del panettone appena sfornato o delle praline al cioccolato. Il profumo che esce da Cova, Marchesi, Giacosa e altre storiche realtà della gastronomia made in Italy, per le griffe del lusso, è quello dei soldi. Non è un caso che, in tempi recenti, nel mirino di colossi come Lvmh o  Prada siano finite rispettivamente Cova e Marchesi, due antiche pasticcerie della Milano bene. E che la famiglia Marzotto lo scorso anno abbia deciso di rilevare anche l’ultimo terzo del capitale della famosa gastronomia meneghina Peck, diventandone  unica proprietaria.

Ma perché questo improvviso e forte interesse per panettoni e cappuccini? Perché il food è sempre più un traino del made in Italy all’estero. Secondo un’analisi Cia-Confederazione italiana agricoltori su dati Istat, lo scorso febbraio si è registrato un incremento annuo del 3,3% dell’export per i prodotti freschi dell’agricoltura e del 4,7% per quelli dell’industria alimentare. Come i panettoni, le cui vendite all’estero secondo Coldiretti sono cresciute del 14% nel 2013.

Lo sa bene Sant’Ambroeus, altro nome storico della pasticceria milanese e grande rivale di Cova, già ‘esportato’ con successo a New York da una proprietà diversa da quella del caffè di corso Matteotti. “Nel nostro laboratorio, il più grande tra le realtà come la nostra a Milano – racconta il direttore generale Alessandro Dehò – produciamo e vendiamo ogni anno circa 10mila kg di panettone, di cui circa il 30-35% va all’estero, dove peraltro lo scontrino medio degli ordini è più alto che in Italia”.

Nel 2013, il patinato bar ha registrato un fatturato di 3,2 milioni di euro. Quest’anno le prospettive sono rosee, sia per il ‘momentum’ del food sia per la messa a punto di una riorganizzazione interna in vista di uno sviluppo internazionale. “In questo momento – aggiunge Simonetta Langé Festorazzi, della famiglia proprietaria di Sant’Ambroeus – la richiesta di made in Italy all’estero è forse più forte che quella del fashion, e con l’Expo aumenterà ancora. Anche alla nostra, di porta, in passato ha bussato un marchio del lusso, ma noi ci siamo strutturati per muoverci in maniera indipendente. Stiamo lavorando per distribuire i prodotti Sant’Ambroeus in mercati come il Far East e gli Emirati Arabi con partner locali, e in una seconda fase intendiamo anche aprire dei punti vendita”.

La Langè non ha voluto svelare chi fosse il marchio interessato, ma voci diffuse parlano di Prada. “Diciamo che è uno che poi un’acquisizione l’ha fatta”, ha detto, lasciando intendere che si tratti proprio della griffe meneghina.

 



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