Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Edoardo Narduzzi e una lettera di risposta apparsi su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.
Il dato è contenuto nell’ultimo verbale, del 15 aprile scorso, del tavolo ministeriale di monitoraggio del piano di rientro del debito sanitario della Regione Lazio. Ed è un dato che rischia di far tremare i polsi perfino al premier, Matteo Renzi, da tempo indispettito, da ex sindaco, dell’incapacità riformista e gestionale della classe politico-amministrativa romana.
Nel 2013 il disavanzo sanitario del Lazio chiuderà ancora in profondo rosso: 712 milioni di euro sono stati già certificati, ai quali, secondo gli esperti, se ne aggiungeranno almeno un’altra settantina in fase di aggiustamento di bilancio definitivo. Quindi il Lazio dell’Irap al massimo possibile, il 4,82%, e dell’aliquota Irpef maggiorata del 2,33%, sempre per mettere le toppe ai buchi della sanità regionale, chiuderà il 2013 con un nuovo disavanzo di circa 800 milioni. Che si aggiungono agli 11 miliardi e 569 milioni di debiti già accumulati, ai quali vanno sommati circa 8,3 miliardi di debiti verso i fornitori, pagati accendendo un mutuo trentennale verso la Cdp al 3,4%. Il totale del debito del Lazio a fine 2013 ha sfondato i 20 miliardi. E dal 1° gennaio 2015 l’addizionale Irpef aumenterà di un ulteriore 1%. A quel punto, i cittadini di Roma pagheranno, inclusa l’addizionale comunale, il 4,23% di Irpef in più: un record mondiale.
Ma perché cambiando il colore delle giunte il disavanzo della sanità del Lazio rimane fuori controllo? Dopo quasi sei anni di commissari ad acta, il primo fu l’allora governatore Marrazzo nominato dal governo Berlusconi il 4 luglio del 2008, la situazione, infatti, rimane da Grecia. In sei anni Sergio Marchionne ha risanato la Fiat, comprato la Chrysler e realizzato un gruppo mondiale dell’auto, mentre nello stesso lasso di tempo i politici romani hanno saputo solo produrre più tasse per le generazioni presenti e per quelle future.
L’attuale governatore, Nicola Zingaretti, ha voluto un ex politico, passato da Rifondazione comunista al Pd, a capo della Cabina di regia del piano di rientro. Un personaggio con un ricco vitalizio ma con zero esperienze gestionali, peraltro appena rinviato a giudizio dal tribunale di Roma con l’accusa di truffa alla Regione Lazio. Insomma Zingaretti, in attesa della sentenza della magistratura, ha messo la volpe politica a guardia del pollaio spesa sanitaria e non se ne preoccupa, nonostante il Pd nazionale abbia votato compatto per l’arresto dell’on. Francantonio Genovese. Evidentemente il partito di Renzi ha più morali.
A questo punto il premier farebbe bene ad ampliare il raggio della sua azione riformista per evitare che il Lazio continui a galleggiare incurante del suo debito monstre.
LA LETTERA – Sanità Lazio: deficit da errore dell’Istat
I dati diffusi nell’articolo di ItaliaOggi dal titolo «Il buco 2013 della sanità del Lazio è di 712 milioni» a firma di Edoardo Narduzzi, non corrispondono a quanto certificato dal Tavolo tecnico interministeriale sul piano di rientro, dal Mef e dall’Avdisor Kpmg. Il risultato del settore sanità per il 2013 è negativo per una cifra pari a 702,890 milioni di euro a fronte di un taglio di 96 milioni del fondo sanitario nazionale destinato alla nostra Regione ed ai circa 140 milioni non conteggiati alla Regione Lazio in sede di riparto dello stesso fondo sanitario nazionale per un errore nel calcolo della popolazione residente tanto che l’Istat si è impegnata a rettificare il dato entro giugno e lo stesso ministro Graziano Delrio ha preso impegno perché siano riconosciute al Lazio le risorse adeguate alla popolazione. Senza questi tagli ed errori, la Regione avrebbe registrato già quest’anno un disavanzo ridotto a circa 500 milioni. Cosa che invece secondo le previsioni contenute nei piani operativi accadrà il prossimo anno.