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Dal Veneto all’Italia soffia la “controdelocalizzazione”

“Controdelocalizzazione”. Ha usato questa parola, Serafino Pitingaro, responsabile dell’area Studi e ricerche di Unioncamere Veneto, per descrivere quella che appare la fine (o comunque la rimodulazione) di un ciclo storico. La tendenza a fare retromarcia, dopo la fuga verso Est avvenuta a cavallo del millennio alla ricerca di produzioni a basso costo, è ben rappresentata dalle scelte di investimento domestico annunciate negli ultimi mesi da gruppi come Prada,Tod’s e Ferragamo. Ma coinvolge non solo la prima fascia del sistema, ossia le griffe extra lusso. La rilocalizzazione (o back reshoring) della produzione è un fenomeno ormai percepito a livello di sistema. A livello territoriale, in Veneto, “non siamo ancora in grado di misurare il trend – ha spiegato Pitingaro, riportato dal Corriere di Verona – ma ci sono aziende che avevano per buona parte spostato processi produttivi all’estero, in particolare nell’Est europeo, ma che negli ultimi anni hanno iniziato a riportare in patria le lavorazioni”. “E negli ultimi trimestri – ha aggiunto – stiamo assistendo a un processo di controdelocalizzazione”. Il cambio di strategia si lega alla garanzia di qualità consentito dalle lavorazioni artigianali territoriali, nonché alle sinergie logistiche.

Un dossier di approfondimento sui numeri e sulle ragioni alla base del “Ritorno alle origini” sarà proposto nel prossimo numero di Pambianco Magazine.

 


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