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Perché fare testamento solidale

Una buona dose di scaramanzia e una certa ignoranza delle norme sono gli ingredienti della diffusa riluttanza degli italiani a fare testamento. Ed è ancora meno conosciuto e utilizzato il lascito solidale, cioè la possibilità di inserire nelle volontà testamentarie donazioni a favore di organizzazioni no profit. Ma qualcosa sta cambiando nel Paese e, sebbene i numeri non si avvicinino nemmeno a quelli di Stati del Nord Europa o del Nord America, negli ultimi dieci anni gli italiani che hanno predisposto un lascito nelle proprie ultime volontà sono aumentati del 10-15 per cento.

Sono i dati emersi da un sondaggio su circa 700 notai del comitato Testamento Solidale, condotto in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato, nell’ambito della campagna italiana sul lascito solidale. A fare la differenza sono in maggioranza le donne. Quasi nel 64 per cento dei casi sono loro a lasciare in eredità somme – grandi o piccole – oppure beni immobili, talvolta patrimoni, a Ong e associazioni che lavorano al sostegno dei meno fortunati.

In media le cifre non sono eccezionali: la metà delle donazioni attraverso i lasciti si ferma sotto la soglia dei 20.000 euro. Un terzo varia dai 20.000 ai 50.000 euro e nell’8,5 per cento dei casi il lascito supera i centomila euro. Sono poche le cessioni di patrimoni rilevanti, a conferma che gli italiani “scelgono un gesto semplice, un atto d’amore alla portata di tutti”, ha detto Rossano Bartoli, portavoce del network Testamento Solidale: “Il sondaggio ha registrato una tendenza positiva, che ci rende ottimisti e ci fa proseguire sulla strada della promozione di questo strumento. Il nostro obiettivo è aumentare la quota di persone che scelgono di donare a una realtà no profit”.

Storie di persone comuni e di italiani famosi, che in vita hanno scelto di lasciare qualcosa del proprio patrimonio ai meno fortunati, hanno fatto da sfondo alla presentazione dei risultati del sondaggio. La mostra ‘Italiani brava gente’ racconta la generosità di grandi nomi del nostro passato: Giuseppe Verdi inserì nel testamento un lungo elenco di ‘asili centrali’, istituti dei ‘rachitici’, dei ‘sordomuti’ e dei ‘ciechi’. La cantante lirica e attrice Lina Cavalieri lasciò disposizioni all’Accademia di Santa Cecilia di Roma per l’istituzione di una borsa di studio di canto “per una giovinetta bisognosa della provincia”. Cavour attribuì un vitalizio ai suoi collaboratori, mentre Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, stabilì tra le sue ultime volontà una serie di donazioni a orfanotrofi, asili, ospizi, parrocchie.

Informare e comunicare sono le chiavi per il successo della campagna promossa dal comitato formato da sei organizzazioni: ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children, cui di recente si sono aggiunte Amref, Università Campus Bio-Medico di Roma e Operation Smile Italia. Le remore a fare testamento -per scaramanzia, perché se ne sa poco o per paura di danneggiare i familiari- sono il frutto di barriere culturali che si possono abbattere soltanto con una corretta informazione e in questo ambito giocano un ruolo fondamentale i notai. Secondo Albino Farina, del Consiglio Nazionale del Notariato, “gli italiani sono sempre più interessati ad approfondire l’argomento. Noi (notai, ndr) abbiamo un ruolo cruciale, diamo un supporto tecnico-informativo, senza alcun vincolo o impegno. Chi lascia a favore di un’organizzazione ha bisogno di essere sicuro che il suo lascito sia utilizzato bene.

Oggi siamo accanto a testamento Solidale proprio per sensibilizzare le persone che incontriamo ogni giorno”. I lasciti possono essere di diverso tipo, piccole somme, gioielli, polizze vita, azioni e titoli, proprietà e ognuno di questi doni serve ad aiutare le persone povere o malate, a finanziare la ricerca su malattie terribili, a promuovere l’integrazione e i diritti. Inoltre, ha sottolineato Bertoli, il lascito non è vincolante, può essere ripensato e non lede i diritti degli eredi. Quest’ultima, ha fatto notare Farina, è la questione che più sta a cuore a chi decide di inserire nelle proprie volontà un lascito solidale.

Al di là di paure ed esitazioni, fare testamento per tempo in alcuni casi eviterebbe la dispersione di patrimoni senza eredi, ha sottolineato Stefano Malfatti della Fondazione don Gnocchi: “Ho visto beni deturpati e abbandonati perché non c’erano disposizioni chiare in un testamento che, invece, ci consente di determinare in vita la destinazione di quanto abbiamo raccolto nella nostra esistenza, cosa che non potremo fare quando non ci saremo più. Nel lascito solidale c’è un valore sociale, è un segno di consapevolezza”.


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