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Renzi in Cina, ecco tutti gli affari in corso tra Roma e Pechino

Agroalimentare, tecnologie ambientali e sviluppo sostenibile, servizi sanitari e salute, urbanizzazione. Sono questi i quattro pacchetti individuati per la collaborazione Italia e Cina.

Matteo Renzi, oggi ad Hanoi, primo presidente italiano in Vietnam dal 1973, sarà da domani nella Repubblica popolare. Una visita rimandata di qualche mese. Il programma iniziale prevedeva infatti che fosse Enrico Letta ad aprile ad andare oltre Muraglia, ma le vicende italiane hanno cambiato piani e calendario.

LE MIRE DI RENZI

“Il premier punterà soprattutto a favorire le aziende italiane nell’ambito delle energie rinnovabili – per la salvaguardia dell’ambiente in Cina – delle soluzioni ad alto tasso tecnologico, delle risorse umane specializzate, e per tutelare la nostra leadership globale in nicchie di mercato specifiche, come la gestione dei rifiuti solidi, lo smaltimento degli oli usati, le tecnologie sul carbone pulito”, scriveva a inizio maggio MF -Milano Finanza, dando conto del documento preparato dall’ambasciata italiana a Pechino.

I SETTORI DI COLLABORAZIONE

I campi di collaborazione indicati anche da una serie di workshop organizzati dalla Fondazione Italia-Cina nei mesi che hanno  preceduto il viaggio di Renzi rispecchiano alcuni degli obiettivi che la nuova dirigenza cinese si è posta nel processo di transizione della seconda economia al mondo, da un modello di crescita basato principalmente sulla quantità e sui numeri del Pil a un modello che guarda alla qualità, alla sostenibilità e allo sviluppo della domanda interna.

NUOVO MODELLO CINESE

“Data infatti per assodata ai livelli più alti delle élite politiche l’insostenibilità del modello di sviluppo fino ad oggi perseguito, si è diffusa la convinzione che sia arrivata l’ora di implementare una modalità di sviluppo alternativo. Un cambiamento epocale che impone molteplici accortezze”, scrive sul tema Nicoletta Ferro, nell’introduzione  a “Sviluppo sostenibile e Cina, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo”, di recente pubblicazione per i tipi L’Asino d’oro.

TRA RETE E RETI, IL RUOLO DEI GRUPPI CINESI

La visita del premier nella Repubblica popolare arriva sulla scia di una serie di investimenti che hanno visto colossi cinesi protagonisti in Italia. Lo scorso marzo la relazione Consob sulla partecipazioni rilevanti svelava le quote della Banca del popolo cinese, l’istituto centrale di Pechino, in Eni ed Enel, rispettivamente pari al 2,1 per cento e al 2,07 per cento. Un segnale dell’interesse cinese per l’Italia, indirizzato in particolare in società di primo piano. Noto è anche l’interesse della State Grid of China, gestore statale di circa l’80 per cento della rete elettrica cinese, per Cdp Reti. Mentre di poche settimane fa, alla presenza dello stesso Matteo Renzi, è l’accordo con Shanghai Electric, che ha rilevato il 40 per cento di Ansaldo Energia dal Fondo strategico italiano.

PROGETTI CON ALIBABA

Nei mesi scorsi si è scritto inoltre dell’incontro romano tra Renzi e Jack Ma, fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba. Secondo quanto trapelato in questi giorni, dalla visita cinese di Renzi e del ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, dovrebbe scaturire un accordo con la piattaforma del commercio elettronico per la promozione del Made in Italy. La tappa di Shanghai segnerà infine un passaggio tra l’Expo 2010 nella città sul fiume Huangpu e quella del prossimo anno a Milano, nella quale il padiglione cinese sarà secondo per estensione soltanto a quello italiano.

I RAPPORTI TRA PECHINO E VATICANO

Fuori dall’ambito economico, sebbene non riguardi prettamente l’Italia, proprio alla vigilia del viaggio in Estremo oriente di Renzi, il South China Morning Post riferiva dell’ipotesi di una ripresa del dialogo tra Pechino e il Vaticano. Un’opportunità legata al cambio della guida sia nella Santa Sede, con l’elezione di Francesco, sia con il passaggio a cavallo tra il 2012 e il 2013 dalla quarta alla quinta generazione di leader cinesi. Un dialogo di cui si vocifera sin dal passaggio di un intervista dello stesso pontefice al Corriere della Sera, in cui riferiva di uno scambio di lettere con il presidente cinese, Xi Jinping.


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