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Un Premio in onore del calcio e dei giornalisti sportivi

Ho intervistato il giornalista Antonio Agnocchetti ideatore e responsabile del Premio nazionale Pietro Calabrese giunto alla terza edizione.

-Come e quando è nato il premio?
L’idea di dedicare un premio nazionale a Pietro Calabrese è nata in una cena con autorevoli giornalisti sportivi di Roma, da me organizzata, alla Faggeta sul Monte Cimino nell’ottobre del 2011, in occasione della sagra delle castagne di Soriano nel Cimino, suggestivo borgo medioevale con origini etrusche-romane.

Avendo conosciuto Calabrese ho potuto apprezzare le sue indubbie qualità professionali e umane, nonché l’equilibrio, l’obiettività e la lucidità con cui trattava la realtà e le trasformazioni della società comprese le problematiche dello sport. Quella sera a Soriano, presente il neo sindaco Fabio Menicacci, prendemmo in considerazione l’eventualità di promuovere un premio nazionale che consegnasse ai vincitori la “castagna d’oro” del Cimino. Suggerii di riservarlo a personaggi dello sport ma soprattutto di intitolarlo, a un anno dalla scomparsa, a un maestro del giornalismo. Ho iniziato a lavorare con passione ed entusiasmo per rendere l’evento credibile e prestigioso, in modo che avesse anche la giusta risonanza mediatica.

Ottenuto il patrocinio del Coni, della FIGC, della Lega Calcio, del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e della Regione Lazio, decisi di conferire tale riconoscimento ogni anno al termine del campionato di calcio a un presidente e un allenatore, a un dirigente di serie A, uno di serie B e a due ex-calciatori, quale premio alla carriera. Inoltre di premiare anche quattro giornalisti sportivi e due firme di punta che hanno iniziato la propria carriera come cronisti sportivi.

Perché la cerimonia di  premiazione e il dibattito che ne segue a Soriano nel Cimino?

La manifestazione ha anche lo scopo di valorizzare il territorio dei Monti Cimini, dove sono nato, ricco di bellezze naturali, paesaggistiche e storico-archeologiche, spesso trascurato e dimenticato dalle Istituzioni.
Soriano, in particolare, è un borgo dove storia e natura si fondono insieme per creare una profonda sensazione di bellezza, arroccato su di un colle (mt. 550 s.l.m.) in una posizione che gli valse il nome di “Perla del Cimino”. Numerose le personalità legate a questo borgo del viterbese per averci trascorso periodi della loro vita; fra queste Papa Nicolò III Orsini, Papa Pio II Piccolomini, Luigi Pirandello, Tito Monaci, Paolo Valenti, Pier Paolo Pasolini e Fabrizio De André.

Il 31 maggio ha avuto luogo la terza edizione, quale il bilancio delle tre manifestazioni?

Considerato il seguito che il calcio ha nel nostro paese e la passione con cui si vive il campionato, le tre edizioni hanno avuto un successo sempre maggiore, sia per la qualità e il prestigio di coloro che hanno ricevuto il riconoscimento, sia per la loro presenza a Soriano, protagonisti peraltro di vivaci dibattiti moderati con bravura dal presidente della Lega B, Andrea Abodi.
Quest’anno la presenza del capo dello sport italiano, il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha dato maggiore prestigio all’evento.
L’auspicio è che le prossime edizioni del premio acquistino sempre maggior prestigio, con il conseguente riscontro sugli organi d’informazione, soprattutto per ricordare ogni anno un professionista esemplare di grande talento e vivacità intellettuale, quale è stato Pietro Calabrese.



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