Si agita, protesta, arringa scrivendo lettere, invita alla mobilitazione. E’ un sindaco poco istituzionale e molto barricadero Luca Claudio, primo cittadino di Abano terme e presidente di Ancot, l’associazione che riunisce i comuni termali.
Cotanto attivismo nasce da una delibera della Regione Veneto che ha fatto imbestialire i 23 alberghi termali di Abano. La Regione ha fissato tetti annuali di spesa per le cure termali. Gli operatori del settore, aizzati anche dal sindaco barricadero, indicano un’intesa nazionale tra Stato e regioni come l’origine di tutti i mali. E’ proprio così?
A rimettere fatti e proteste in un binario più corretto è stato il presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, in una lettera inviata al Mattino di Padova che ha pubblicato il 17 giugno un articolo in cui si dava conto delle proteste degli albergatori e pure del sindaco Claudio.
Jannotti ha ricordato che la fissazione di tetti annuali di spesa da parte delle regioni, anche per le cure termali, è prassi costante in tutta Italia per l’applicazione della riforma sanitaria ter del ’99, che porta il nome dell’allora ministro Rosy Bindi. La fissazione dei tetti avviene attraverso contratti che devono essere firmati con la Asl di appartenenza da ogni singola struttura: “La Regione Veneto che, politicamente, avrebbe potuto decidere diversamente, ha apposto un tetto alla spesa termale, non certo perché se ne è ricordata in occasione della firma dell’accordo nazionale tariffario, ma perché spinta a ciò dal ministero della Salute e da quello dell’Economia che hanno ulteriormente irrigidito, come noto, i controlli sulla spesa sanitaria, pretendendo, anche dalle regioni non sottoposte a piano di rientro, il rispetto delle norme nazionali”, ha scritto il presidente di Federterme nella lettera al Mattino di Padova.
Quindi, invece di sbraitare da parte di qualche primo cittadino, “il confronto deve spostarsi – scrive Jannotti Pecci – dal piano dei principi al merito del provvedimento, adottato senza un’adeguata fase di confronto con la rappresentanza delle imprese a livello locale”.
Ma dalla vicenda si trae la sensazione, visti i proclami dei vertici dell’Ancot (associazione che peraltro rappresenta 40 tra i 180 comuni termali), che qualcuno possa farsi portabandiera delle proteste solo a fini personali, o elettorali, o politici, per accreditarsi come sedicente esponente del mondo termale.