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Lui, lei, il gatto e il topo dei fumetti

Lui era uno di quegli uomini che aveva speso buona parte della sua vita rincorrendo la letteratura. Aveva cercato di appiccicare sopra alla sua di vita quella dei personaggi di cui si era riempito l’anima a forza di letture. Che, poi, è chirurgia estetica pure quella. Lo sguardo va appresso all’anima e muta anche senza botulino. Lei, invece, era in fuga dalla letteratura che voleva somigliarle. Perché della sua di vita ogni brandello era buono per un nuovo capitolo di un nuovo libro.
Quando i due incrociarono i loro destini, a lui parve di aver trovato finalmente il capitolo giusto dove il passo avrebbe potuto procedere, pari pari, con l’inchiostro, e le svolte con i ritorni a capo. Certo, di tanto in tanto, bisognava abbassarsi per passare attraverso i due punti e, a volte, era giusto frenare l’entusiasmo prendendosi qualche pausa rispettando virgole e punti. Quella buona educazione, insomma, che la letteratura insegna alla vita per tramite di punteggiatura. E lei, lei aveva deciso che fosse giusto concedersi un momento di riposo. Si era tolta le scarpe, dal tacco altissimo, e aveva messo finalmente i piedi, che avevano saltato tante pozzanghere di lacrime, in una bacinella di acqua tiepida. Aspettava.
Quando lui fu finalmente a tiro di rigo la salutò festoso, con la lingua a penzoloni per la lunga corsa editoriale. Ne venne fuori un dialogo, ai più, incomprensibile. Proprio come quello tra il gatto e il topo dei fumetti.



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