Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Come ha affermato Annagrazia Calabria (deputata e presidente di Forza Italia Giovani), una delle debolezze di FI alle ultime Europee è stata sicuramente la mancanza di chiarezza sulla propria linea politica.
Un atteggiamento tentennante su temi cardine del momento come l’immigrazione, la politica monetaria e, ancor più, le riforme (istituzionali, del lavoro ecc), ha sicuramente fatto sì che milioni di moderati non votassero Forza Italia, andando a collocarsi piuttosto nel “limbo” degli astenuti.
La grave situazione economica in cui versa l’Italia va affrontata con polso, determinazione e soprattutto coraggio, andando, se necessario, a battere i pugni sui tavoli delle più importanti assisi europee, come fece più volte Silvio Berlusconi, ad esempio, sulla Tobin Tax.
I gravosi costi di Mare Nostrum, con i relativi risvolti sociali, non possono essere una questione solo ed esclusivamente italiana.
Il tema euro, un tema “caldo” per gran parte dei cittadini, doveva forse essere affrontato con maggiore chiarezza, evitando di dare adito a vie “ibride”.
Fondamentale, poi, è la riforma totale del sistema fiscale: se si vuole rilanciare il Paese bisogna servirsi di una semplice ricetta, la cosiddetta “equazione del benessere”: meno tasse sulle famiglie, sulle imprese, sul lavoro, quindi più consumi, più produzione, più occupazione. Unico antidoto efficace a una disoccupazione pari al 13%, ancora in salita.
Soltanto agendo alla radice si può andare davvero a cambiare e a porre le basi per un’Italia diversa, più dinamica e attuale, pronta a “mordere la vita” come le più moderne nazioni occidentali.
Aiutare le piccole e le piccolissime imprese, la quasi totalità delle aziende italiane, è un obbligo: la forza produttiva e creativa d’un Paese non può essere lasciata sola a morire. Morirebbe l’intero Paese.
Mi sorge un modello a tal proposito, assai significativo: i comuni italiani del ‘300. Firenze, Perugia, Urbino, Arezzo e tante altre realtà riuscirono, prime fra tutti, ad uscire dalle tenebre e dall’oscurantismo del Medioevo e ad affacciarsi a una nuova era, andando addirittura a creare un periodo storico, il Rinascimento.
Perché? Perché al centro di tutto si era posto l’uomo e le attività umane. L’Umanesimo diede quello slancio che fece dell’Italia il faro economico e culturale di tutto il ‘400 e il ‘500.
Oggi, invece, la politica, come anche il mondo delle banche e della finanza, sono divenute insensibili a questo importantissimo concetto, quello della persona, come emerge dai gesti disperati di imprenditori che, per piccoli ritardi di pagamento al fisco, sono costretti a chiudere bottega, spesso, togliendosi la vita, o quando le banche si “impegnano” a non concedere capitale a mutuo alle imprese, portandole al fallimento.
Ripartendo dai problemi della gente, dai contenuti e quindi da ciò che chiede la base si può ritornare a fare una politica seria, una politica credibile. Questo è sicuramente uno degli obiettivi di Forza Italia, per ritornare a essre il collante del centrodestra e per ritornare ad essere nuovamente vincenti.
(Nunzio Panzarella, portavoce Primavera Liberale in Sicilia)
Il rilancio del Sistema Italia deve partire anche e soprattutto dalle riforme costituzionali. Gli imprenditori hanno bisogno di certezza del diritto e per questo serve un Parlamento agile, le cui leggi non vengano poi sistematicamente cassate da giudici. La Cassazione deve poter mantenere la sua funzione nomofilattica mentre la Corte Costituzionale deve restare un baluardo a tutela della Costituzione.
Le corti supreme non possono, invece, avere una funzione paralegislativa necessaria a colmare le inefficienze di un legislatore poco operativo. Questo si può ottenere con una radicale riforma del Senato, differenziando quel bicameralismo perfetto che non esiste in
nessun altro Stato di diritto al mondo. E poi c’è il nodo del governo e del suo Presidente del Consiglio, che oggi è un primus inter pares.
L’Italia deve muoversi verso il presidenzialismo, come saggiamente propugnato da Silvio Berlusconi. E un presidenzialismo che funziona dà ai cittadini il potere di eleggere il loro Capo dello Stato. Se si scegliesse il modello americano, la figura del Presidente del
Consiglio si fonderebbe con quella del Presidente della Repubblica per creare una sola carica istituzionale forte, in grado di portare avanti tutte le riforme di cui ha bisogno il paese, ma godendo finalmente di una democratica e plebiscitaria legittimazione popolare. Il
semipresidenzialismo, invece, richiederebbe meno modifiche ma rappresenterebbe un modello ibrido che potrebbe creare non pochi scontri istituzionali in un Paese come il nostro, dove tutti vogliono essere prime donne.
(Ylenia Citino, già candidata a europarlamentare con FI)