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Delrio e il sarchiapone del taglia-debito

Ieri sul Corriere c’era una intervista al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio. In essa Delrio è tornato sul sarchiapone della flessibilità, con alcune idee confusamente chiare, una scarsa capacità di quantificare gli impatti di date misure e l’immortale ruminatura degli “euro union bond”: la proposta, vecchia di tre anni, di Romano Prodi ed Alberto Quadrio Curzio, riveduta e corretta. In peggio, se possibile.

Vi faremo grazia del tormentone sulla flessibilità che c’era e non è stata usata, perché davvero non se ne può più. Attendiamo i vertici europei dei prossimi giorni per capirne di più ma sin d’ora vi segnaliamo che la notizia, sfuggita al grosso dei nostri media, è che la Commissione Ue uscente ha confermato e ribadito che dall’Italia ci si attende il pareggio strutturale di bilancio nel 2015

Che ipotizza una somma mobilizzabile intorno ai 10 miliardi di euro annui. Che sarebbe uno 0,6% circa di Pil, tra clausola degli investimenti (che fu già bocciata ad Enrico Letta, ma ora siamo nell’Era Renzi, quindi cambia verso), e cofinanziamento dei fondi strutturali. E sin qui, nulla di inedito. Decisamente più straniante la spiegazione di Delrio della mancata concessione della clausola degli investimenti (valore 3 miliardi): “il no dell’anno scorso era motivato con una curva di discesa del debito pubblico ancora troppo lenta”.

Eh?? Perché ora invece il debito-Pil starebbe precipitando? Onore al merito a Lorenzo Salvia, che evita di farsi ipnotizzare e ribatte immediatamente, stimolando una ulteriore riflessione di Delrio: “Se è per questo il nostro debito pubblico, invece di scendere, sta continuando a salire. Ormai siamo al 135% del Pil”.

Risposta di Delrio: «Scenderà ma bisogna percorrere una strada nuova. Che non è improvvisata o avventurosa come qualcuno dice. Se ne parla da tempo ma finora nessuno ha avuto coraggio di fare il primo passo»

Fermi! Abbiamo la proposta d’argento inserita nella pallottola. E di che si tratta, di grazia? Dopo aver premesso che sulla eventuale ristrutturazione del debito pubblico sarà il premier e riflettere (bontà sua), Delrio cala l’asso:

Quale sarebbe la proposta allora?
«Quella di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio, gli euro union bond, cioè la mutualizzazione del debito. Si crea un fondo federale europeo al quale ogni Stato conferisce un pezzo del proprio patrimonio immobiliare e non. Sono garanzie reali che possono essere utilizzate in parte per investimenti strutturali in parte per alleggerire il debito pubblico. A quel punto non faticheresti più a trovare 3 miliardi di euro l’anno dalle privatizzazioni ma taglieresti il debito del 25-30%».

Per chi fosse interessato, questa è l’analisi critica della proposta Prodi-Quadrio Curzio, basata su messa a fattor comune di partecipazioni pubbliche, titoli di debito (a garanzia di altro debito, con una spolverata di peyote sopra, che è la morte sua), e soprattutto le riserve auree di Bankitalia, cosa ovviamente preclusa dai trattati europei, al momento.

Nella versione Delrio l’oro sarebbe sostituito dal sempreverde patrimonio immobiliare dello Stato, quello che lo stato fatica ad inventariare e che è liquido come la roccia. Di rilievo il fatto che Delrio prenda atto che le cosiddette privatizzazioni non servono granché, però le faranno lo stesso perché vogliono lo “Stato leggero”. Chissà come saranno contenti, a Bruxelles e dintorni, di sapere che il governo italiano è diventato tiepido rispetto alle dismissioni, dopo aver solennemente promesso dalle medesime ricavi per ben lo 0,7% di Pil per tre anni.

(il post integrale si può leggere sul sito Phastidio.net)

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