È durato poco l’ottimismo per il processo di pace tra Israele e Palestina dopo la giornata di preghiera in Vaticano organizzata da Papa Francesco con il presidente israeliano Shimon Peres e il suo omologo palestinese Abu Mazen. Insieme avevano piantato un albero di ulivo nei Giardini Vaticani e si erano messi a completa disposizione per riattivare il dialogo. Ora, dopo il ritrovamento ieri dei cadaveri dei tre ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania, sembra che “le porte dell’inferno si apriranno”, come ha dichiarato in un comunicato ufficiale l’organizzazione terroristica Hamas.
IL RAPIMENTO
Il 12 giugno Eyal Yifrach (19 anni), Naftali Frenkel (16 anni) e Gilad Shaer (16 anni) sono stati rapiti mentre facevano l’autostop in Cisgiordania. Non ci sono state rivendicazioni, ma viste le modalità del sequestro le autorità israeliane hanno sostenuto che si trattasse di Hamas. In seguito a intense ricerche, ieri l’esercito israeliano ha trovato i cadaveri nei pressi di Hebron. Dalle prime perizie sembra che siano stati uccisi subito dopo il rapimento.
COMPLICITÀ MORALE
La scomparsa dei tre giovani seminaristi di una scuola rabbinica alimenta le tensioni tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese (Anp). Il premier Benjamin Netanyahu aveva dato l’ordine di fare ricorso a tutti i mezzi a disposizione per rintracciarli e aveva “accusato Hamas del sequestro politico e l’Anp di complicità morale”. L’operazione “Brother’s Keeper” era stata attivata subito con il richiamo di centinaia di riservisti. L’area cittadina e quella immediatamente limitrofa di Hebron era stata completamente isolata.
CONSEGUENZE POLITICHE
La morte di questi ragazzi è una tragedia per le loro famiglie, ma anche un fatto con profonde implicazioni politiche. I servizi di sicurezza israeliani avevano individuato come principali sospetti del sequestro due uomini: Marwan Qawasmeh e Amer Abu Aisheh, membri attivi di Hamas.
OPERAZIONE MILITARE
Poche ore dopo il ritrovamento dei corpi di Eyal, Naftali e Gilad sono cominciati i raid. Il vice ministro della Difesa israeliano, Danny Danon, ha dichiarato che la reazione “deve essere la demolizione delle abitazioni dei loro assassini e la espulsione dei dirigenti di Hamas cisgiordani”. La promessa è quella di procedere alla distruzione delle case dei terroristi e dei depositi di armi.
TENSIONE A GAZA
Nonostante sia successo in Cisgiordania, il ritrovamento dei ragazzi aumenta le tensioni soprattutto nella Striscia di Gaza, una regione controllata da Hamas dal 2007. Solo lunedì Israele ha denunciato lo sparo di 20 razzi partiti da Gaza contro obiettivi al sud del Paese. Un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha detto ieri che con “un attacco israeliano si apriranno le porte dell’inferno”. Ma Israele è determinata e come ha spiegato Danon “la fine tragica dei 3 ragazzi deve essere anche la fine di Hamas”.