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Tutti i dossier energetici che elettrizzano Merkel

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’analisi di Tino Oldani apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il settore dell’energia, più di ogni altro, aiuta a capire la differenza che corre in Europa tra il dire e il fare, tra chi presume di «cambiare verso» all’intera Ue a colpi di slogan (il premier Matteo Renzi), e chi invece non esita a conservare l’andazzo precedente per difendere meglio l’interesse nazionale, come sta facendo la Germania di Angela Merkel. Veniamo al punto. Da sempre uno dei posti chiave a Bruxelles è quello del commissario all’Energia, ricoperto finora dal tedesco Gunther Oettinger, esponente della Cdu, il partito della Merkel.

LA NOMINA DI JUNCKER

Dopo la nomina del popolare Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione Ue, la Cdu non ha perso un solo minuto per dichiarare il proprio sostegno unanime per un rinnovo del mandato a Oettinger, elogiandone l’impegno e la competenza fin qui dimostrati. Una richiesta a cui nessuno degli altri 27 Paesi Ue ha opposto finora la benché minima obiezione, tantomeno l’Italia, che con Renzi sta vivendo l’illusione di avere conquistato una poltrona importante nella prossima Commissione, quella di Alto rappresentante per la politica estera europea. Poltrona che in realtà non conta nulla, in quanto nessun premier vi ha mai delegato la politica estera del proprio Paese.

IMPORTANZA STRATEGICA

Per i tedeschi, invece, il commissario Ue all’Energia ha un’importanza strategica, quello che conta di più dopo il presidente Juncker (che pure è già in quota Merkel). Il motivo? L’industria tedesca, da anni, gode di una serie di agevolazioni tariffarie nel settore dell’energia elettrica che, di fatto, la rendono più competitiva rispetto alla concorrenza europea. Un privilegio talmente cospicuo che le industrie degli altri Paesi se ne sono lamentate in sede Ue. Per questo la precedente Commissione europea, su iniziativa del commissario per la Concorrenza, Joaquin Almunia, dopo avere aperto un’indagine per le opportune verifiche, aveva intravisto negli sconti elettrici tedeschi l’ipotesi di un «aiuto di Stato», vietato dalle norme europee. Ipotesi tuttora al vaglio delle verifiche burocratiche, con il conseguente rischio di sanzioni.

GLI INTERESSI NAZIONALI

Per tutta risposta, il governo Merkel ha dato una dimostrazione pratica di come in politica si fa quadrato per difendere gli interessi nazionali. Mossa numero uno. Quando a Berlino si è costituito il nuovo governo di coalizione tra la Cdu e il Partito socialdemocratico (Spd), una delle maggiori novità è stata l’accorpamento di due ministeri, quello dell’Economia e quello dell’Energia, con la nomina di Sigmar Gabriel alla guida del mega-dicastero. Vale a dire l’uomo di maggior peso della socialdemocrazia tedesca (è presidente della Spd), nonché numero due del governo (è anche vice-cancelliere).

LA VOCE GROSSA

Un tipo tosto questo Gabriel, che settimana scorsa – ecco la seconda mossa – non ha esitato ad alzare la voce contro Bruxelles. L’episodio scatenante, come rivela il sito Euractiv.com, è stata l’ennesima lettera della Commissione di Almunia al governo tedesco per avere ulteriori informazioni sugli sconti concessi alle industrie tedesche sui costi dell’energia elettrica. «Bruxelles deve smetterla di giocare con il fuoco» ha risposto Gabriel. «Sono anni che la Commissione Ue sta cercando di distruggere la riforma dell’Energia che abbiamo varato in Germania. Le sue richieste sono un gioco folle, che minaccia di portare alla de-industrializzazione della Germania».

L’ATTEGGIAMENTO DELLA COMMISSIONE UE

Parole forti. Il commissario Almunia, prossimo alla scadenza, non ha replicato. E pochi a Bruxelles sono pronti a scommettere che il suo successore si farà in quattro per comminare sanzioni economiche alla Germania. La previsione più diffusa è che, come in passato, la Commissione Ue sarà debole con i forti, e forte con i deboli. Come minimo, ci potrebbe essere un prolungamento dei tempi dell’inchiesta, visto che in gioco ci sono parecchi soldi: lo sconto tariffario è di circa 10 miliardi di euro l’anno, e se le industrie che ne beneficiano fossero condannate dall’Ue a restituirne solo una parte, per l’economia tedesca sarebbe una catastrofe.

UN PROBLEMA IMPEGNATIVO

Non da ora l’energia rappresenta per il governo Merkel il problema più impegnativo: i forti sconti di cui gode l’industria sono il frutto di una politica di sostegno alle fonti rinnovabili, iniziata nel 2003 e condotta a spese dei consumatori. Su ogni kwh di energia le famiglie pagano 6,24 centesimi di euro per finanziare la produzione di energia verde. Il prelievo è pari a 20 miliardi, e questo ha provocato un forte rincaro (23% dal 2006) delle bollette domestiche, che sono le più care in Europa.

ENERGIA CRUCIALE

Con il prelievo, il governo sta agevolando sia i produttori di energie rinnovabili, sia le aziende che ne fanno uso, compresi i grandi consumatori di energia della chimica e della siderurgia. L’industria vale un quarto dell’economia tedesca, e se gli sconti elettrici venissero meno, sarebbero a rischio almeno 800 mila posti di lavoro. Ecco perché a Berlino stanno facendo quadrato per avere il controllo dell’energia all’interno della Commissione Ue.

OLTRE GLI SLOGAN

Al confronto, anche sull’energia il governo Renzi non sembra capace di andare oltre gli slogan. Il recente taglio del 10 per cento della bolletta elettrica per le imprese, varato per aumentarne la competitività, sembra destinato ad avere effetti trascurabili. Lo sconto è previsto solo per le imprese che hanno una potenza impiegata superiore a 16,5 kW. Per la Cgia di Mestre significa che l’85% delle piccole e medie imprese, che operano con soglie di potenza inferiori, non avranno alcun beneficio. Quanto alle altre, quelle che hanno un costo elettrico superiore al 3% del fatturato annuo sono appena il 3,8% del totale, mentre le rimanenti si collocano tra lo 0,1 e lo 0,5%: di certo non sarà uno sconto del 10% su un costo marginale che potrà rilanciarle. Briciole in confronto ai 10 miliardi di sconti tedeschi.



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