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Cari liberisti, la spesa pubblica in investimenti in Italia è calata. Report Bnl

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In Italia, il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche, che non considera gli interessi sul debito e quindi fornisce una rappresentazione accurata dell’equilibrio dei conti, è passato da un deficit dello 0,8% del Pil nel 2009 ad un surplus del 2,2% nel 2013. Una correzione di 3 punti percentuali, che risulta meno profonda di quella realizzata nello stesso periodo dall’Irlanda, dalla Spagna e dal Portogallo, uguale a quella della Francia, più ampia di quella della Germania.

La manovra italiana appare nel complesso ben equilibrata. Il 60% dei 3 punti di correzione è stato, infatti, ottenuto da una riduzione dell’incidenza delle spese al netto degli interessi sul Pil. Meglio ha fatto solo l’Irlanda, con oltre l’80%, ma soprattutto la Germania.

La Germania è l’unico, tra i principali paesi europei, ad aver ridotto il rapporto tra le entrate totali e il Pil. In Italia, siamo passati dal 46,5% nel 2009 al 47,7% nel 2013, un aumento di 1,2 punti percentuali pari a circa un terzo dell’incremento francese. Negli ultimi quattro anni, i tedeschi hanno potuto beneficiare di una riduzione della pressione fiscale. L’aumento subito dagli italiani (dal 43% del Pil al 43,8%) risulta, comunque, molto meno ampio di quello che ha colpito i francesi (dal 44,2% al 48%).

Escludendo gli interessi sul debito, negli ultimi quattro anni, la spesa pubblica in Italia è scesa dal 47,9% del Pil nel 2009 al 46% nel 2013. Solo 0,3 degli 1,9 punti percentuali del taglio complessivo sono, però, il risultato di una riduzione delle uscite correnti al netto degli interessi. La restante parte è il frutto del risparmio ottenuto grazie ad una consistente riduzione delle uscite in conto capitale.

Il calo degli investimenti delle Amministrazioni pubbliche italiane ha interessato tutte le tipologie di beni, andando ad impattare anche su quelle voci di spesa che incidono sulle potenzialità di sviluppo dell’economia. Dal 2011 al 2013, gli investimenti in opere stradali si sono ridotti di oltre un quarto in termini reali, scendendo 10 punti percentuali sotto il livello del 2000. La spesa per le altre opere del genio civile, che comprendono i porti e le linee ferroviare, è crollata di quasi il 30% nel confronto con l’inizio dello scorso decennio.

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