L’Unità, il giornale di sinistra come lo volle novant’anni fa il suo fondatore Antonio Gramsci: non dovrà avere alcuna indicazione di partito, aspetta, con il fiato sospeso, un impreditore serio e intelligente, intelligentemente serio, che la traghetti fuori dalle secche nefaste del fallimento, dove é finita per scelte scellerate di un managment che, a detta del Cdr, non ha saputo fare il suo mestiere .
Aspetta, dunque, un imprenditore intelligentemente serio, meglio se editore puro, senza cioé altri interessi, economici e politici, se non quelli editoriali e di certo non la pitonessa Daniela Santanchè, il cui nome, comparso su siti specializzati nel gossip, é stato subito rilanciato da diversi quotidiani online con titoloni cubitali come prossima acquirente nonché proprietaria della testata. Voci e illazioni dicono di una richiesta fatta dalla Santaché ai due liquidatori incaricati della liquidazione della Nie, la società editrice guidata da Fabrizio Meli, che ha accumulato perdite tra i 20 e i 22 milioni di euro, di visionare i bilanci per poi fare la proposta d’acquisto. Una ghiotta occasione per chi, come Il Fatto quotidiano, non vede l’ora d’intonare il definitivo de profundis dell’Unità!
Il quotidiano di Gramsci ha pero’ tempi strettissimi per non esser inghottito dal fallimento: entro luglio dovrà arrivare ai due liquidatori, Emanuele D’Innella e Franco Carlo Papa, una offerta d’acquisto solida e credibile dal punto di vista finanziario e occupazionale come dal punto di vista industriale e editoriale.
Questa, in sintesi, la critica situazione della storica testata fatta oggi dal Cdr in un affollato e animato incontro pubblico tenutosi nella sede della redazione in via Ostiense a Roma.
Per ora i liquidatori hanno in mano soltanto la proposta d’acquisto formulata dal socio di maggioranza relativa della Nie con il 51%, Matteo Fago, mediante la new company Editoriale Novanta srl, di cui é socio unico. L’offerta di Fago, che meno di un anno fa ricapitalizzo’ la Nie, scongiurando il fallimento del quotidiano, é stata al centro di un incontro che il Cdr ha avuto con i liquidatori e consta, a detta del Cdr, di un affitto per sei mesi della testata, iscritta a bilancio per circa 23 milioni di euro, con l’opzione del rinnovo dell’affitto per altri sei mesi, prima dell’acquisto definitivo.
Fago, dunque, é l’unico socio rimasto a bordo della navicella Unità mentre gli altri soci della Nie, Maurizio Mian, Renato Soru, Maria Claudia Ioannucci e lo stesso Pd, si sono dileguati e non ha nessuna intenzione di mollare, convinto della bontà del suo progetto di rilancio della testata nel solco contrassegnato da Gramsci.
Sarà una difficile corsa a ostacoli che, tra sgambetti e tiri mancini all’ordine del giorno, come l’annuncio dell’interessamento della Santaché già bocciato senza appello dal Cdr: un’ipotesi che non avrà alcun futuro […] incompatibile con la storia del giornale e quindi con la sua valorizzazione, si vincerà con calma, chiarezza e trasparenza delle rispettive posizioni, in particolare, tra la redazione e il socio di maggioranza relativa, Fago, per essere al tempo stesso un editore puro, senza altri interessi se non quelli editoriali, e un imprenditore serio e intelligente o, come ha chiosato Umberto Di Giovannangeli del Cdr, intelligentemente serio, da poter rimettere in sesto l’Unità oggi malconcia, senza nulla toccare della nobile e prestigiosa eredità del suo fondatore.
Un ruolo importante e decisivo, lo avrà proprio la redazione chiamata a trattare e accordarsi possibilmente con l’eventuale acquirente, un impreditore intelligentemente serio.