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La visione degli Emiri, gli insegnamenti del deserto e un regime monarchico assoluto ma di benessere

Nel deserto nulla ti viene incontro. In questo vecchio adagio arabo si trova la spiegazione più semplice, corretta e definitiva di quello che ad alcuni può apparire come il miracolo di Dubai. Non è stato un miracolo, come non è stato facile realizzare una moderna metropoli partendo da un villaggio di pescatori e dal commercio delle perle naturali, soprattutto dopo che in Giappone iniziarono a coltivarle, facendone di fatto crollare la domanda ed il prezzo.

E allora che fare? Da dove ripartire? Semplice, da una visione e da una collocazione geografica che la vede crocevia tra oriente e occidente, uno stop over naturale tra due mondi allora così distanti ma destinati ad essere sempre più vicini ed interdipendenti tra loro. Lo capì per primo il padre dell’attuale Sceicco di Dubai H.H. Mohammed bin Rashid Al Maktoum – oggi Vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti – che in seguito realizzò di fatto quella visione.
Un altro proverbio arabo afferma che dieci dita stringono meglio di cinque, quindi ben vengano le partnership, le collaborazioni e l’unione fino ad arrivare alla realizzazione di quel sogno condiviso con H.H. Zayed bin Sultan Al Nahyan, allora Emiro di Abu Dhabi, padre dell’attuale Presidente Sceicco Khalifa, che segnò con altri cinque la nascita degli Emirati Arabi Uniti nel 1971, e via via fino ad arrivare a quella incredibile realtà che oggi rappresentano i sette Emirati.

Da italiano, ho avuto la fortuna di frequentare quei luoghi fin dalla fine degli anni ottanta. Fresco di studi, a quei tempi viaggiavo in missione per conto di una società inglese che curava gli interessi di alcune famiglie emiratine in Europa, principalmente in Francia ed ovviamente in Gran Bretagna. Occorre riconoscere agli inglesi il merito di aver sempre saputo gestire ottimamente i rapporti commerciali con le loro ex colonie e protettorati. A distanza di qualche anno, dopo che ad ogni soggiorno a Dubai o Abu Dhabi rimanevo e rimango tutt’ora stupito ed ammirato di fronte allo straordinario e continuo cambiamento, non posso fare a meno di ricordare quando, nell’anno 2001, durante una manifestazione al Dubai World Trade Centre ebbi l’occasione e, per certi versi, il privilegio di conoscere H.H. Mohammed bin Rashid e prestare attenzione alle sue visioni su isole artificiali, grattacieli più alti del mondo, metropolitane futuriste, centri commerciali dove sarebbe stato possibile sciare e persino l’idea di realizzare una sorta di città climatizzata, coperta da una cupola in cristallo apribile in inverno, che consentirà ai turisti ed ai residenti di muoversi per chilometri in una via dello shopping inspirata alla Rambla di Barcellona o Oxford Street di Londra, freschi e rilassati mentre all’esterno la temperatura va oltre i 40 gradi.

Da Italiano, non posso non pensare al mio Paese, dove molte delle realizzazioni artificiali sognate e volute dagli Emiri sono già presenti come doni naturali, basterebbe solo volerle e saperle utilizzare senza perdersi in mille chiacchiere, lacci e lacciuoli. Una posizione al centro del Mediterraneo, le risorse del territorio, mare e montagna, il turismo 365 giorni all’anno, la moda, il design, la creatività ed il gusto italiano, la bellezza delle nostre città d’arte, la nostra cultura e la storia che ci consente una predisposizione naturale a saper definire e realizzare il meglio nei dettagli e nei particolari degli oggetti prodotti.

Da italiano, ho seguito l’evoluzione degli Emirati negli ultimi venti anni e conosco l’obiettivo degli Sceicchi di Dubai e Abu Dhabi: è quello di rendere il loro Paese un luogo d’eccellenza, una calamita per i migliori cervelli e personalità da tutto il Mondo, il migliore sotto il profilo della qualità della vita, della sicurezza, dell’assistenza sanitaria e dell’educazione scolastica per il loro popolo. E vedo cosa hanno fatto ed in quanto poco tempo, nonostante la grande crisi del 2008, memori dell’insegnamento del deserto che non ti regala nulla e, se vuoi sopravvivere, l’acqua te la devi cercare camminando, senza fermarti a lamentarti: il sole ti uccide se non raggiungi l’oasi.
Alcuni critici osservatori sostengono che il rovescio della medaglia sia un regime non pienamente libero, dove vige formalmente una monarchia costituzionale ma in pratica assoluta. Tuttavia non è raro incontrare in città gli Emiri girare soli e senza scorta mentre si intrattengono a parlare con i loro sudditi: sarà che questi Leaders sono amati perché si sono posti come missione principale il benessere e la felicità del loro Popolo?



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