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Non siamo gufe e neanche falche

Alimentare illusioni facili rischiando di trasformarsi in delusioni e, di conseguenza, in pesanti frustrazioni è un rischio reale. Lo diciamo perché non siamo delle volatili con gli occhi tondi che si dice cretinamente portino sfortuna. Anzi siamo sempre menti eccellenti che volentieri e responsabilmente stiamo sul pezzo e con i piedi e il buonsenso ben argomentati e anche culturalmente robusti piantati per terra.

Sì perché a ben studiare i dati gli indicatori economici sono ancora molto bruttini. A cominciare dal pil, che se come tutto fa pensare avrà il segno meno anche nel secondo trimestre, come nel primo, ci farà tornare formalmente in recessione. A questo si aggiungono le notizie che arrivano dal fronte della finanza pubblica. Il debito pubblico ha abbondantemente superato i 2100 miliardi e il 135% del pil, con 82 miliardi di interessi da pagare (circa il 5% del pil) a cui si aggiungono altri 17 miliardi come effetto della deflazione sul debito. Non solo. Con la crescita che nel migliore di casi sarà un terzo del +0,8% previsto dal governo, sarà impossibile rispettare i parametri europei, a meno di prevedere una manovra correttiva di almeno 20-25 miliardi. Appunto e in ottobre questo succederà.

Non basterà più far credere che si sta combattendo una “guerra santa” contro la Germania e che se qualcosa non va è colpa di Anghela che non ci vuole regalare la famosa “flessibilità”. Qualunque stile comunicativo necessita sempre anche di azioni concrete, di fatti e non solo di immagini e parole. Vediamo la parte meno pesante dal punto di vista dell’impatto economico delle riforme promesse. Il Senato e la Legge elettorale ancora due brutti accordi tra Silvio e Matteo che non ci piacciono proprio e che rappresentano il peggio di una manomissione della Costituzione migliore che ci sia soprattutto dell’art 138. Ma vediamo ciò che pesa di più e dunque le riforme in stile slide .Annunci solo annunci: vedi giustizia, fisco, i piani di intervento scolastico, rimborso dei debiti della Pubblica Amministrazione e spending review. O il pasticciaccio brutto sull’abolizione delle Province o sui provvedimenti retroattivi di politica economica, e il taglio agli organismi di parità come ai fondi delle consigliere di parità che non si sciacquano la bocca e operano tenacemente per prevenire le discriminazioni sul lavoro contro le donne e sviluppare le politiche attive per l’occupabilità insieme alle parti sociali. Renzi ascolti chi non abbandona la speranza di rimettere in moto il paese: il pessimismo della ragione suggerisce di valutare che in ogni modo, anche ammesso che tutte le iniziative siano destinate a concretizzarsi ed avere esito positivo, non si può sottovalutare il fatto che esse sono slegate tra di loro, prive di quelle idea-forze in grado di cambiare a fondo una società, sorrette da una visione strategica di dove s’intende andare. Invocare le elezioni anticipate non serve proprio, anzi è controproducente .Non accaniamoci sul bloccare un Parlamento sui temi che non sono di primario interesse e che fanno del Patto Renzi/ Berlusconi un patto fatto per tirare a campare con una politica interna alla rissa continua che crea ironia anche in Europa .

Presenti dunque il Governo Italiano al Parlamento prima della pausa estiva un documento nel quale fissa gli obiettivi di crescita e lotta alla disoccupazione,indichi gli strumenti con i quali realizzarli e apra su questo un confronto qui in Italia nel semestre europeo con l’Europa.

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