Esiste un poligono militare a Quirra in Sardegna che è da tempo al centro di polemiche animate da un fronte politico di sinistra articolato fra amministrazioni locali, associazioni e comitati.
L’accusa mossa da queste frange della cittadinanza è niente poco di meno che di disastro ambientale. Di qui la scelta di rivolgersi alla magistratura che, correttamente, ha avviato un’indagine che ieri ha portato ad otto rinvii a giudizio e dodici proscioglimenti (perché il fatto non sussiste).
Il lavoro dei giudici è sacro, non solo formalmente, e quindi, se processo deve essere, che processo sia. Allo stesso modo, riteniamo non sia far torto ad alcuno esprimere alcune considerazioni trattandosi di un procedimento giocato molto anche fuori dalle aule del Tribunale.
Anzitutto va detto che il Giudice per l’udienza preliminare aveva disposto, un anno fa, una importante perizia al professor Mario Mariani del Politecnico di Milano. Il super consulente doveva accertare se nelle aree intorno alla base militare vi fossero o meno tracce di uranio impoverito e di altre sostanze tossiche e nocive per la salute. L’analisi del professionista da un lato afferma che nel Poligono di Quirra non c’è disastro ambientale e dall’altro lato evidenzia la necessità di ulteriori approfondimenti condotti anche da diverse e specifiche competenze professionali.
Per quanto scrupoloso e prudente, il lavoro del professore milanese ha già smontato la bolla alimentata dai politici locali. Tuttavia, il pressing sociale manifestato – giuridicamente attraverso le parti civili – ha spinto il giudice a determinare tutti gli approfondimenti in sede di dibattimento.
Così, su 20 indagati fra generali, medici, amministratori, studiosi dell’università di Siena e della società Sgs, solo otto dovranno continuare a sostenere la difesa da accuse di aver avvelenato il territorio. Chi sono queste persone? Sono tutti militari. Si tratta dei generali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberti Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, che si sono succeduti al comando del poligono tra il 2004 e il 2010, e dei due comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di Capo San Lorenzo, colonnelli Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon.
Loro, rappresentanti delle forze armate, dell’aeronautica militare, della Repubblica italiana; loro che per mestiere tutelano la sicurezza del nostro Paese, sono messi sul banco degli imputati per rispondere di un’accusa che è tutta montata sulla faziosità da chi ha sempre mostrato avversione verso il ruolo invece strategico e cruciale dei nostri uomini in divisa.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo con grande serenità e trasparenza: massimo rispetto per il lavoro correttissimo di inquirenti e giudicanti. Anche la scelta del processo va nella direzione del tutto condivisibile di fare tutta la chiarezza possibile. Se quindi in Tribunale gli imputati si difenderanno con i loro legali, fuori da quelle aule – sui media – ci sembra giusto far sapere loro che non ci sono solo i seminatori di odio e menzogne ma anche sente di dover dire Grazie a chi ha servito e serve la patria!