Pubblichiamo un’analisi di Janiki Cingoli uscita sul sito del Cipmo
All’origine della crisi non vi è stato tanto il rapimento e l’uccisione dei tre giovani coloni israeliani, effettuato da clan della Cisgiordania (quello dei Qawasameh), legati a Hamas ma largamente autonomi e critici dell’accordo raggiunto con Fatah. Un’operazione che comunque Hamas ha fatto sua e esaltato, forse per non farsi scavalcare.
Né lo sono stati l’atroce rapimento e l’uccisione del giovane palestinese di 16 anni, bruciato vivo da estremisti ebrei subito arrestati dalla polizia e dai servizi israeliani. E’ stata la ripresa del lancio di razzi da parte di Hamas e delle altre fazioni operanti a Gaza, che hanno interrotto la tregua stabilita alla fine del 2012, che ha fatto precipitare la crisi, tanto più che questi razzi, lanciati a migliaia, hanno puntato sempre più a nord, tenendo sotto tiro larga parte di Israele.
La reazione israeliana è stata cauta, sono stati richiamati 40mila riservisti che sono stati ammassati ai confini con la Striscia, ma la scelta fino ad oggi è stata quella degli attacchi aerei mirati, salvo limitate incursioni terrestri, evitando di dare avvio ad una massiccia operazione di terra.
Questo non ha evitato le vittime civili palestinesi, il cui numero è andato progressivamente crescendo. 192 morti e oltre 1000 feriti è l’ultima cifra conosciuta in questa macabra contabilità. Di questi, molti sono bambini, donne, vittime civili.
Israele, invece, grazie al suo sofisticato sistema antimissilistico “Iron Dome”, ha fin qui evitato che quei razzi colpissero la sua popolazione, riuscendo a evitare massacri nelle sue città sotto mira. Ma la pressione internazionali sono andate crescendo, rendendo difficile la stessa continuazione delle operazioni aeree su Gaza.
Questo spiega perché Israele abbia accolto subito la proposta egiziana di tregua, che doveva partire questo martedì mattina, ma che è stata vanificata da Hamas e dallo Jihad islamico, che hanno lanciato oltre 30 razzi in poche ore. Un primo israeliano è morto, ucciso da un colpo di mortaio vicino al confine di Gaza.