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Riforma Pa, i dubbi dei tecnici della Camera sul taglio dei diritti camerali

Il governo “fornisca i dati e gli elementi” che dimostrino “l’assenza di riflessi onerosi per la finanza pubblica dovuti alla riduzione” del 50% degli oneri per le imprese verso le Camere di commercio. Lo scrivono i tecnici del servizio Bilancio della Camera nella nota “Verifica delle quantificazioni” al decreto Pa-Expo, in esame in commissione Affari costituzionali.

In particolare, il governo prevede “la possibilità di compensare le minori entrate attraverso riduzioni di spesa” delle stesse Camere di commercio, ma secondo i tecnici questo richiederebbe “la sussistenza di spesa, di pari entità (rispetto al taglio; Ndr), riguardanti interventi non obbligatori o non vincolanti giuridicamente, tali da poter essere ridotti i soppressi”.

Per i tecnici andrebbe quindi “acquisita un’indicazione circa la quota degli introiti provenienti dai diritti annuali attualmente destinata a interventi di carattere non obbligatorio”, quindi che potrebbero essere utilizzati per compensare il taglio dei diritti camerali.

Il governo potrebbe accogliere la richiesta – arrivata in particolare da Ncd e dal Pd – di spalmare in tre anni (e quindi non più a partire dal prossimo anno) il taglio degli oneri. Ma non solo perché, secondo quanto viene riferito, il governo sarebbe intenzionato anche a togliere alle Camere il registro delle imprese per affidarlo direttamente al ministero dello Sviluppo economico. SOR

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