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La Giurisprudenza sbarca sulla luna

Passeggiate lunari, pendolari galattici e società off-shore sulla luna: non si tratta della versione futuristica di “Fascisti su Marte”, ma di una possibilità che potrebbe diventare estremamente attuale nel giro di qualche decennio. Da quando Armstrong è sbarcato (al netto di montaggi cinematografici) sulla luna o da quando, ancora prima, l’Urss spedì in cielo la sonda “Sputnik”, il mondo delle scienze aerospaziali ha compiuto notevolissimi balzi in avanti. Secondo quanto sostiene L’Internazionale (in un articolo ripreso da The Daily Telegraph) sopra le nostre teste sarebbero in orbita qualcosa come 1.400 tonnellate tra sonde, detriti di macchinari e satelliti vari. L’equivalente di 280 elefanti adulti, non propriamente un’inezia.

Come spesso capita per le nuove branche del sapere gli esperimenti lunari sono stati condotti in prims per questioni belliche durante la guerra fredda (i Sovietici volevano infatti dimostrare di essere all’altezza di un attacco nucleare dallo spazio) e in un secondo momento per motivi scientifici. Ed effettivamente i risultati sono stati apprezzabili se si pensa alle conoscenze praticamente nulle che si avevano prima del secondo conflitto mondiale sulla chimica e sulla mineralogia dell’universo.

Tuttavia l’uomo, è la storia a insegnarlo, è sempre foriero di interessi ed egoismi economici e purtroppo anche la romanticissima luna piena è più volte stata soggetta alle rivendicazioni private. Nel corso degli ultimi 30 anni è capitato infatti non di rado che qualcuno provasse a vendere o affittare appezzamenti di luna a qualche sprovveduto. Il caso più curioso è quello di Dennis Hope che nel 1980 ha registrato la proprietà della Luna presso la contea di San Francisco e ha costretto Usa e Urss a pagare una multa di oltre 50.000 dollari per aver lasciato detriti e rifiuti su di essa. Ad ogni modo siamo soliti derubricare eventi di tal fatta ad eccessi di estrosità o di ordinaria follia e a dimenticarcene dopo qualche giorno.

Se da un lato non c’è dubbio che una reazione minimale a questi gesti sia del tutto ovvia, un po’ meno immediato diventa analizzare la situazione che si sta profilando: molte società terrestri sono interessate alle forniture mineralogichepressoché illimitate che ci offre il sistema solare e la luna in particolar modo. Prospettive alla Voyager? Decisamente no.Elon Musk, fondatore del circuito PayPal, ha fondato una società per il lancio di razzi, Paul Allen di Microsoft sta lavorando ad un sistema spaziale per il trasporto delle merci e il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha comprato 40.000 ettari di terra nel Texas per costruire una base di lancio. A riportare queste informazioni è sempre L’Internazionale, che, crediamo sia pacifico, lavora con un’attenzione estremamente meticolosa sulla veridicità delle fonti. Non si tratta di Voyager per l’appunto.

Conseguenza umanamente naturale di ciò è che si manifesti la necessità di una “giurisdizione lunare”. Come regolamentare i rapporti di proprietà? In base a quale criterio qualcuno dovrebbe veder tutelata i suoi interessi su un certo asteroide? Quali leggi applicare se due Paesi diversi dovessero avere una disputa? Come si strutturerebbero i modelli di Common Law (n.d.r di diritto a formazione più giurisprudenziale che legislativa) senza i vincoli del precedente? Quali contratti potrebbero sorgere? La locazione lunare? L’usucapione di asteroidi e satelliti?

Sarà più proficuo operare sul lato della luna visibile sulla terra, magari per visionare l’andamento dei lavori, o sarà più profittevole operare nell’oscurità del dark side of the moon?



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