Oggi alle 12:45 ci sarà la conferenza stampa generale della visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi in Mozambico, Congo e Luanda, ma è già possibile fare un primo bilancio di questi tre giorni di viaggio. Da terreno di malattie e conflitti, l’Africa può diventare un motore per la crescita.
IL PARADOSSO AFRICANO
Gli scontri etnico-religiosi, la violenza e l’instabilità politica hanno rappresentato per molto tempo un problema per l’Europa. Secondo un rapporto dell’Unicef, un milione di bambini l’anno muore di fame e il 30% è africano. In Africa è tutto da costruire: infrastrutture, servizi, telecomunicazioni, industrie. I Paesi africani spendono 35 miliardi di dollari per importare cibo, nonostante contino su incalcolabili terre coltivabili e risorse naturali.
CRESCITA A RITMO CINESE
La Banca mondiale sostiene che in Africa quest’anno la crescita sarà del 4%. Anche in Paesi immersi nella violenza come Rwanda, Kenya, Burkina Faso, Senegal e Repubblica del Congo la crescita prevista è del 2,9%. La Banca africana per lo sviluppo e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite indicano indici ancora più alti, a livelli cinesi: il 7,2%.
Complessivamente, l’economia africana potrebbe crescere del 4,8 % nel 2014 e del 5,2 % nel 2015. In alcuni Paesi, l’indice è del 7,2% e 7,1%, mentre in Africa centrale del 6,2 % e del 5,7%; Africa Orientale del 6,0 % e del 6,2 %, Africa del sud del 4,0 e del 4,4 % e Africa del nord del 3,1 % e del 5,5 %.
INVESTIMENTI STRANIERI
Ed è per questo che gli occhi del mondo sono puntati sul potenziale africano. L’African economic outlook dell’African Development Bank sostiene che c’è stato un aumento complessivo senza precedenti degli investimenti stranieri in Africa. Dal 7% nel 2007 al 18% nel 2012.
L’Italia è in prima fila in questo avvicinamento, che potrebbe rafforzare significativamente l’economia italiana. Per Renzi l’Africa è un’occasione. Per questo è andato personalmente in Mozambico – prima volta di un presidente del Consiglio italiano nel Paese africano – e si sta dedicando particolarmente alla regione.
L’INTERESSE DELL’ITALIA
Accompagnato dagli ad di Eni e Finmeccanica, Claudio Descalzi e Mauro Moretti, a Maputo Renzi si è impegnato a rilanciare il ruolo dell’Italia nel continente subsahariano. Con un investimento da 50 miliardi di dollari in sei anni l’Eni scommette di diventare leader nell’area. “Un’operazione straordinaria che ci darà gas sufficiente per 30 anni”, ha detto il premier. A Mozambico è stata scoperta un riserva di gas di 2400 miliardi di metri cubi. Renzi punta ad uno scambio commerciale di 400 milioni di euro.
LA LEZIONE STORICA
“Si pensa alla pace come slegata dalla situazione economica e dalle capacità politiche. La storia del Mozambico spiega invece che un percorso di pace si può fare se c’è la possibilità di creare occupazione e sviluppo e la possibilità politica di non arrivare quando è tardi gestendo con lungimiranza un percorso”, ha detto Renzi. Nell’assalto di investitori stranieri l’Italia ha un posto privilegiato perché è stata protagonista della mediazione nella guerra civile finita negli anni ’90 con un milione di morti. Proprio a Roma è stata firmato il Trattato di pace tra le parti in conflitto.
PER UNA NUOVA POLITICA ENERGETICA
I vantaggi per l’Italia di una partnership più allargata con l’Africa sono stati riassunti nelle parole del premier: “L’Africa è il luogo per far ripartire la politica estera intesa come rapporti politici e economici. La scoperta di gas di Eni fa capire come si può diversificare la politica energetica: invece di litigare solo su Southstream scegliamo l’Africa e gettiamo le condizioni per l’energia dei nostri figli”.
Ecco un video di Palazzo Chigi sulla visita di Renzi in Mozambico