Nel 1945, Adriano Olivetti commissionò a Renato Guttuso un’opera per lo showroom della Olivetti a Roma. Guttuso creò questo dipinto che vedete, una sorta di murales. “Boogie woogie” s’intitolava. Quando, poi, negli anni 70 il dipinto fu traslato a Scarmagno, vicino a Ivrea, sede di uno dei più importanti stabilimenti della Olivetti, un coro di proteste si levò da parte degli operai. Li disturbava l’impiego di risorse private in un’opera d’arte che non aveva altro fine che abbellire uno spazio di fatto pubblico essendo lo showroom un luogo aziendale, ovvio, ma offerto alla vista di tutti: operai, impiegati, quadri, clienti.
Ecco, oggi non si produce più in Italia. Gli Italiani sono tra i principali clienti della Apple. A 3 turni sui tasti degli i-phone scambiano informazioni di poco conto e inutile valore, gli operai e tantissimi italiani in genere. Il canone ai gestori della telefonia, gli operai, lo pagano il più delle volte con il salario minimo garantito della cassa integrazione. Quanto tempo libero hanno. Peccato, con tutto quel tempo si sarebbero potuti iscrivere a un corso di ballo, almeno. Boogie woogie, s’intende.
L’operaio in Italia? 3 turni di boogie woogie
Di