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Presidente Napolitano, si vada al voto

Non si capisce la determinazione del presidente Napolitano a sostenere un processo riformatore costituente da parte di un Parlamento di “nominati”dichiarato palesemente illegittimo.
C’ é stata la sentenza della Corte Costituzionale sul “porcellum” di cui questo Parlamento è figlio e quella della suprema corte di Cassazione n.8878/14 del 4 aprile 2014.

In base a tale sentenza si dovrebbe tornare a votare considerato che: “I cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento… il principio di continuità dello Stato non può legittimare fino alla fine della legislatura le Camere elette in violazione della libertà di voto e che sono il frutto della grave ferita inferta alla logica della rappresentanza consegnata dalla Costituzione”. L’attuale Parlamento, dunque, “non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale”.

Non si tratta di rinviare le riforme, ma di realizzarle con un Parlamento legittimato da un voto popolare espresso con la legge derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale, il cosiddetto “consultellum”.

Siamo in pieno conflitto di competenze istituzionali che il supremo garante dell’unità nazionale dovrebbe superare, non già con gli artifizi forzati perseguiti dal novembre 2011, ma con l’unico strumento legittimo: il ricorso alla fonte primaria del potere, quella della sovranità popolare esprimibile attraverso il voto.

Prospettare pericoli incombenti per il Paese è del tutto fuorviante. La Spagna, in una condizione non meno difficile di quella italiana, scelse la strada delle elezioni anticipate e non sembra che ne abbia ricavato danni, semmai un serio miglioramento politico, economico e sociale.

Renzi che sbandiera continuamente il suo 41 % al voto europeo, espressivo di appena il 50 % degli elettori, più che minacciare il voto anticipato, lo persegua veramente e si metta in gioco con l’unico sistema elettorale oggi concretamente possibile.

L’Italicum, frutto dello sciagurato “patto del Nazareno”, per quanto possa essere modificato, resta sempre una super legge truffa che, con il combinato disposto della riforma del Senato porterebbe a conseguenze peggiori di quelle prodotte dalla famigerata Legge Acerbo.

Ettore Bonalberti
www.insiemeweb.net
www.don-chisciotte.net

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