Tutti parlano di Khalifa Heftir come l’unica persona capace di ricompattare tutte le fazioni che infestano la Libia; l’uomo forte in grado di riportare ordine nel caos libico. Ma se l’ex generale con un passato negli Stati Uniti e presunti legami con la Cia è forse troppo radicale per godere del consenso di alcuni Paesi occidentali, in Libia c’è un’altra opzione: Mahmoud Jibril.
POTERE ELETTORALE
Nelle elezioni legislative del 25 giugno ha ripetuto il successo del 2012 e si è guadagnato con i voti un posto nel nuovo Parlamento che si insidierà il prossimo 4 agosto. Come ricorda Gian Micalessin oggi sul Giornale, Jibril “negli ultimi anni dell’era Gheddafi cercò di rimettere in piedi l’economia”. Dopo, quando sono cominciati i primi cedimenti del regime, è partito a Bengasi ed è diventato il primo ministro ad interim del governo provvisorio.
VOLTO INTERNAZIONALE
Ma chi è Mahmoud Jibril? Alcuni lo considerano la “faccia internazionale” del governo ribelle della Libia post-Gheddafi. Il motivo? È stato lui a mettere la faccia in un tour europeo per chiedere lo sblocco dei conti dello Stato libico. È stato lui a convincere il presidente Nicolas Sarkozy che il Consiglio nazionale di transizione era un’organizzazione nella quale la Francia poteva avere fiducia.
PASSATO AMERICANO
Nato nel 1952, Jibril è stato deputato del Parlamento libico dopo le elezioni del 2012 in rappresentanza del partito Alleanza delle forze nazionali. Si è laureato in Scienze politiche ed economiche all’Università del Cairo nel 1975 e ha proseguito la sua formazione accademica all’Università di Pittsburgh.
LEGAMI CON GHEDDAFI?
È tornato al Cairo nel 1984 dove ha lavorato come consulente. Ha pubblicato una decina di libri sulla pianificazione strategica e il potere decisionale e ha gestito molti programmi di formazione di leader nei Paesi arabi: Egitto, Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Giordania, Bahrein, Marocco e Turchia.
MENTE RIFORMISTA
Nel 2007 il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, gli chiese di essere il ministro di Pianificazione Nazionale per ricostruire l’economia libica. Oggi Jibril sostiene sia stato costretto ad accettare. Alcuni documenti di Wikileaks segnalano che da fonti diplomatiche era visto come “un interlocutore serio, che ascolta il punto di vista degli Stati Uniti” e “una mente riformista”. L’ambasciatore americano in Libia, Gene Cretz, aveva scritto che Jibril era attento alla necessità di “sostituire l’infrastruttura decrepita del Paese e aiutare i libici con il sostegno americano pubblico e privato”. Nonostante ciò, il tentativo di apertura verso gli investimenti stranieri è fallito.
Su Jibril “oggi si dice sia l’eminenza grigia capace di governare Heftir – aggiunge Micalessin– e le fazioni in lotta contro gli islamisti. E visto che molti dei suoi uomini di punta intrattengono ottimi rapporti con l’Italia sarebbe forse utile approfittarne. Prima che sia troppo tardi”.