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Ecco il rapporto di Kpmg sui bilanci dei gruppi bancari italiani

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Nel 2013 il settore bancario italiano ha registrato un’ulteriore riduzione della redditività a causa del permanere degli elementi di fragilità del contesto macroeconomico, dello scenario dei tassi di riferimento e della fase di forte discontinuità strutturale che sta interessando il settore, anche in relazione ai nuovi scenari regolamentari. E’ una delle conclusione del rapporto di Kpmg datato luglio 2014.

L’evoluzione del conto economico del campione preso in analisi – si legge nelle conclusioni di Kpgm – mostra come, a fronte di una sostanziale stabilità del margine di intermediazione e dei miglioramenti sotto il profilo dell’efficienza, “gli effetti negativi dovuti all’aumento delle rettifiche su crediti, alla crescita delle rettifiche sulle poste immateriali (da cui la crescita dei costi operativi) e all’impatto delle svalutazioni degli avviamenti si siano ripercossi sul settore causando una forte riduzione dei risultati dei gruppi bancari rispetto al 2012”.

Nel 2013, infatti, i gruppi del campione hanno registrato a livello aggregato circa 22 miliardi di perdite, un dato significativamente peggiore rispetto al 2012 e che si avvicina all’annus horribilis del 2011 quando il campione osservato registrò perdite complessive per circa 25 miliardi di Euro. Tuttavia – si legge nel report di Kpmg – se nel 2011 le perdite erano interamente ascrivibili alle rettifiche di valore sugli avviamenti (pari a circa 28 miliardi di Euro), nel 2013 il risultato negativo del campione è dovuto sia alle svalutazioni degli avviamenti (che incidono per circa due terzi sul risultato negativo dell’esercizio) sia alle difficoltà riscontrate dai gruppi bancari nell’attività di intermediazione tradizionale e alle dinamiche di mercato; il risultato netto del campione, normalizzato dalle svalutazione degli avviamenti, nel 2013 è negativo (-7,4 miliardi di Euro).

Analizzando più in dettaglio l’evoluzione del conto economico si rileva nel rapporto della società di consulenza “una riduzione degli interessi attivi, solo in parte compensata dalla riduzione degli interessi passivi”. La forbice tra il rendimento medio degli impieghi e il costo medio della raccolta s”i è ulteriormente ristretta nel 2013 attestandosi all’1,5% rispetto all’1,6% del 2012 e all’1,9% del 2009″. Il campione dei gruppi bancari è riuscito solo in parte a contrastare lo scenario di tassi bassi: la riduzione del costo della raccolta tra il 2012 e il 2013 (0,2%) è stata inferiore rispetto alla riduzione del rendimento degli impieghi (0,3%).

Il gap a livello di margine di interesse rispetto al 2012, tuttavia, è stato più che compensato dall’incremento delle commissioni nette (+9 basis point sul totale attivo), principalmente grazie ai ricavi dalla raccolta indiretta che sono aumentati per l’effetto volumi e per l’effetto prezzo. Tra il 2012 e il 2013, infatti, i volumi di risparmio gestito e di risparmio amministrato sono cresciuti a livello aggregato dell’1%, mentre la redditività media delle masse è passata dallo 0,7% allo 0,8%. Le politiche commerciali dei gruppi bancari nel 2013 si sono, infatti, focalizzate sullo sviluppo della raccolta indiretta, non solo per far leva sulla liquidità presente nel sistema, ma anche per incrementare la quota di ricavi commissionali. Queste scelte hanno avuto in parte delle ripercussioni sulla raccolta diretta dei gruppi che si è ridotta del 2% circa rispetto al 2012.

Seppur con diverse dinamiche, nel settore bancario si registrano andamenti differenti tra i quattro cluster del campione osservato: i gruppi maggiori e i gruppi grandi continuano a beneficiare dell’effetto scala sul lato dei costi e dei profili di capital management e, nel corso del 2013, hanno ottenuto un leggero recupero sotto il profilo della marginalità. Tuttavia, mentre i gruppi maggiori registrano un incremento della produttività e una migliore qualità del credito, i gruppi grandi sono interessati da variazioni negative in termini di produttività e da un consistente deterioramento della qualità dei portafogli creditizi. I gruppi medi e piccoli presentano, invece, livelli di patrimonializzazione e di efficienza inferiori rispetto alla media del campione.

I gruppi piccoli, in particolare, tra il 2012 e il 2013 registrano una marcata riduzione della marginalità e un incremento dei costi compensati da un aumento di produttività. Appare ragionevole ipotizzare per i gruppi dei cluster minori un percorso volto alla ricerca di soluzioni coerenti con i propri modelli di business e finalizzate al conseguimento di maggiori livelli di efficienza sotto il profilo dei costi e della gestione del capitale.



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